Amaro con ghiaccio
L'ennesima ripartenza dell'Hockey Club Varese lascia molto perplessi, sia per quanto riguarda la richiesta di gestione del palaAlbani, sia per i discorsi intavolati riguardo al vivaio
«Ripartire da zero». «Settore giovanile fiore all’occhiello». «Gestire direttamente il palaghiaccio».
La conferenza stampa che ha di fatto aperto la nuova stagione dell’Hockey Club Varese, gestita dalla coordinatrice Mariella Meucci, ci lascia a bocca aperta.
Già, perché a leggere ed ascoltare le frasi ripetute nella conferenza stampa del palaghiaccio viene da chiedersi cosa ci siamo persi. Partiamo dalla richiesta più clamorosa: avere in gestione il PalAlbani. Ci spieghi la signora Meucci o chi per essa in che modo pensa di avere l’affidamento della struttura sportiva più frequentata della Provincia, ora che è in regolare gestione alla Pattinatori Ghiaccio Varese. Club con cui – come è noto – le altre società hanno un rapporto da sempre ai minimi termini, di sola convivenza e non certo di complicità. E non si usi un eventuale (e quasi scontato) diniego come alibi nel caso qualcosa non funzionasse, perché la situazione è ben nota a tutti e non da adesso.
Anche sentire frasi come «Ripartire da zero» o «faremo del vivaio un fiore all’occhiello» lascia un senso di amaro in bocca. Primo perché da zero non si riparte, visto che il lavoro degli ultimi anni, portato avanti da un gruppo di genitori con in testa il presidente Fiori, consente a Varese di avere a disposizione basi solide sia come uomini sia come struttura. Secondo, il vivaio non ha bisogno di diventare fiore all’occhiello, perché fiore all’occhiello lo è già, da diversi anni. Sentire certe parole da parte di un dirigente lascia perplessi, perchè in questo modo si mortifica quello che si è fatto in queste difficili, ma anche esaltanti stagioni se la guardiamo con gli occhi dei ragazzi.
Infine, la scelta di non iscrivere la prima squadra. Leggitima, per carità, se la copertura economica non c’era, ma comunque imbarazzante. Anche perché di tempo, per mettere assieme un pool di sponsor, ce n’è stato. E non è con i silenzi stampa – quelli chiesti negli ultimi dieci giorni – che si trovano i soldi.
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