Anziani e volontariato, contro la solitudine l’arma dell’incontro

Alla festa dell'Auser in Colonia Elioterapica si reclamano a gran voce spazi e opportunità per socializzare e incontrarsi: "In città mancano, mentre in paesi più piccoli ci sono". La volontaria: "Anziani anche in buona salute fisica, ma spesso depressi e soli"

Combattivi e tenaci, alla faccia degli anni che passano e dei capelli che imbiancano. Sono gli anziani di Busto Arsizio, visti alla festa dell’Auser che in questo mese d’agosto, come ogni anni, fa della Colonia Elioterapica un prezioso luogo di incontro e socialità per molti. Anche martedì, in occasione della presenza dell’assessore ai servizi sociali Mario Crespi, si sono ritrovati almeno in un centinaio. E un breve giro d’orizzonte tra i volontari dell’associazione che organizza la manifestazione e le persone presenti ci restituisce un quadro vivo e interessante, forse aldilà degli stereotipi, sul “pianeta terza età”.

– Non solo anziani. Non sono soltanto gli ultrasessantacinquenni a frequentare la festa Auser, o a rivolgersi all’associazione. Non mancano persone di mezza età che, trovandosi magari da sole ad affrontare situazioni di difficoltà, spesso per malanni e acciacchi vari, o per solitudine, possono avere bisogno di aiuto e compagnia, o al contrario avere una disponibilità a dare una mano e rendersi parte di un impegno a favore della società. Una di queste Anna, ha la sua da dirci: «L’assessore propone di utilizzare il centro anziani di via Tasso per le attività sociali durante il resto dell’anno. Ma scusate, avete presente dov’è? Non c’è parcheggio, mentre qui è così comodo… Non si potrebbe invece ristrutturare il locale della Colonia Elioterapica, e qualcuna di queste strutture qui nel parco, che sono cadenti?»

– La volontaria. Un altro esempio è quello di Umberta Bazzani, una delle volontarie Auser, che si fa notare anche per la vivace partecipazione all’incontro con l’assessore. È lei a porgli domande, secche e pertinenti, anche sulla questione dei minori: quella che magari non ti immagineresti di sentir trattare in questo contesto. Ma tutto ha una spiegazione. «Sono attiva con Auser da due anni e mezzo, ma conoscevo da tempo questa associazione» ci racconta. A spingerla al volontariato sono state vicende familiari dolorose: anche per questo l’attenzione al settore dei minori in difficoltà. «Così ho sentito il dovere di fare qualcosa per gli altri. Chi meglio degli anziani, alla mia età? Mi sono detta. Così aiuto anch’io con Auser Filo D’Argento (assistenza telefonica ndr), accompagno in ospedale, dal medico o a fare la spesa chi ne ha bisogno e si rivolge a noi. Un impegno che mi prende qualche ora la settimana, poi quasi tutto agosto siamo sempre qui alla Colonia Elioterapica per le iniziative dell’estate». Il problema principale è la solitudine: e non c’è arma migliore per combatterla che stare insieme, chi aiuta e chi è aiutato. «Sono molti gli anziani soli ma anche persone di mezza età, penso a tante vedove. In generale devo dire che i nostri anziani qui a Busto godono abbastanza di buona salute, ad angustiarli più che gli acciacchi, che pure ci sono, è proprio la mancanza di occasioni di incontro come questa. Una persona di una certa età, rimasta da sola, senza più coniuge, magari con figli grandi che vivono altrove e vede di rado, resta in qualche modo senza riferimenti, rischia di sbandarsi, di andare incontro alla depressione». E qui interviene il ruolo della socialità. 

La parola al popolo delle “pantere grigie”. Lavoro, guadagno, spendo, pretendo: così si è sempre detto dei lombardi. Invecchiando, cambiano solo i tempi verbali. Uno ha lavorato, ha guadagnato, ha speso; qualche residua pretesa però gli rimane. Quella di esserci, di farsi ascoltare. Non è lì “in parcheggio”. C’è e si fa sentire. I caratteri sono diversi, ma c’è sempre chi esterna senza troppi peli sulla lingua. Così, mentre l’assessore spiega compiti e difficoltà dei servizi sociali, qualche lazzo dal pubblico non manca. «Ci servono luoghi e occasioni per incontrarci tutto l’anno, come in altri Comuni» grida una signora; «aiuti per gli anziani!» rivendica il pubblico, e un anziano di origine modenese, lingua tagliente e la rivendicazione nel sangue, fa «Non solo promesse: è ora di svegliarsi!» Insomma, c’è aria di contestazione neppure troppo velata. Andando a incontrare di persona uno dei più numerosi capannelli di accaniti giocatori di carte, salta fuori la richiesta chiave. «Auser dovrebbe poter fare almeno tre mesi così» sospira Giuseppe Galazzi («con una l sola»). «In città non c’è posto per fare niente, qui almeno stiamo in compagnia. In città davvero manca tutto, mentre vedo che nei paesi più piccoli c’è movimento, ci si incontra, ci sono circoli attivi». Fa eco la signora Egle, mantovana d’origine, a Busto da 33 anni (l’immigrazione è stata anche dal Nord, spesso lo si dimentica). «Questi parlano per dare aria alla bocca» dice amara all’indirizzo della politica locale. «Poi però lo stipendio lo prendono, e nel pubblico chi dirige prende di quelle cifre, penso solo a delle persone di mia conoscenza… Hanno studiato, dicono. Ci piacerebbe darci da fare, organizzarci, ma quasi non camminiamo più…» fa agitando il bastone. «Io ho lavorato 27 anni a pulire pavimenti, mi ci sono rotta la schiena, con paghe minime. A 38 anni rimasi sola con cinque figli da tirare su, per loro ho faticato una vita. Scusate, ma dovevo proprio sfogarmi». Non mancano insomma né lucidità, né vitalità nelle opinioni, nette, dei nostri pensionati.

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Pubblicato il 12 Agosto 2009
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