“Basta, questa non è la casa degli orrori”
La mamma di Jacopo Merani, in carcere per l'omicidio del diciassettenne Dean Catic, parla dopo l'attentato incendiario alla sua abitazione
Vorrebbe rientrare in casa, ma rimane sul cancelletto. Più volte fa il gesto di chiuderlo. Si ritrae e ritorna. Qualcosa la trattiene lì a parlare con i giornalisti, quegli stessi giornalisti che accusa di aver violato la sua privacy, o meglio, il suo dolore. Vorrebbe spiegarlo quel dolore, ma non ce la fa. Se si puo’ provare a immaginare lo struggimento di una madre che perde un figlio, difficile è immaginare il dolore di una madre il cui figlio è diventato un assassino. E non si parla di un assassinio qualunque. Suo figlio, Jacopo Merani, è accusato di aver ucciso un ragazzino a coltellate e di averlo finito a colpi di piccone. E infine di averlo seppellito nel giardino di casa mentre lei dormiva. Ecco perché quel dolore non puo’ trovare sfogo. Perché, per il pensiero dei più, non ne avrebbe diritto. E tra i più, forse, c’è anche lei. Invece, questa donna il diritto di abbandonarsi al dolore, per quanto difficile da comprendere ai più, ce l’ha. Eccome se ce l’ha. Anche se suo figlio Jacopo, in una notte di quattro mesi fa, nella villetta di via Duno, ha ucciso la pietà.
«Un genitore è responsabile per gli atti dei propri figli fino alla maggiore età…». La signora Merani cerca di trovare un appiglio per salvarsi dalla tempesta che l’ha travolta. Abbassa la testa perché sa che si è genitori per sempre e che il risultato fallimentare di un educatore non puo’ essere superato solo perché c’è una legge che lo dice. Per un attimo ritorna madre e si abbandona al ricordo del figlio in carcere: «Come vuole che stia? Sta male, molto male». E subito cambia discorso.
Hanno appena tirato una bottiglia incendiaria contro il cancello di casa sua, colpendo i contatori del gas e lei parla «di atto vandalico di ignoti». Ha ragione. Nessuno ha visto. Nessuno ha sentito. Però tutti possono immaginare da chi è arrivata e soprattutto perché. Quel gesto non puo’ essere che legato all’omicidio del giovane Dean Catic. Dietro la formula «atto vandalico di ignoti» c’è però il tentativo di attribuire quel fatto alla casualità per ritrovare una normalità che dalla notte del 20 aprile anche per questa madre non c’è più.
La verità è che la mamma di Jacopo Merani vorrebbe essere dimenticata. «Che c’entra il lavoro che faccio? Perché ci si accanisce ogni volta su alcuni particolari che non significano nulla in questa vicenda, ma che appartengono alla mia vita privata? Io vorrei alzarmi, andare a lavorare e voltarmi senza pensare di uscire dalla casa degli orrori, come voi giornalisti l’avete dipinta. Vorrei poter uscire e basta . Vorrei vivere, sapendo che la mia dignità di persona, indipendentemente da quanto è successo, sia rispettata».
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