Chiude l’asilo di Tronzano: troppo pochi gli iscritti

La decisione di non riaprire lo storico asilo del piccolo comune preoccupa il sindaco che spera ancora in un incontro risolutore con il Provveditore

C’era una volta un asilo. La sua storia si perde tra i ricordi di suore che già agli inizi del secolo scorso offrivano accoglienza e custodia ai bambini dei piccoli comuni rivieraschi del Maggiore.
Dal prossimo settembre, però, la scuola dell’infanzia statale di Tronzano sul Lago Maggiore( così trasformata negli anni ’80) non riaprirà i battenti: «Ufficialmente non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione dal dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale – spiega il sindaco di Tronzano Antonio Palmieri – solo una lettera che nel marzo scorso ci ha scritto la dirigente del comprensivo a cui fa capo la materna. Nonostante le proteste, le lettere delle mamme e un cpnfronto con il provveditore Merletti per spiegare le nostre ragioni, non abbiamo sapito nulla di ufficiale ma a settembre la scuola non partirà. Per la nostra piccola comunità è una brutta notizia: quest’asilo rappresenta un punto di riferimento e un elemento di socializzazione vitale».

Da settimana prossima, i piccoli alunni della materna dovranno migrare: la scuola statale più vicina si trova a Dumenza, a 15 chilometri, mentre l’alternativa più comoda è a Maccagno ma la struttura non è pubblica.

Sul futuro della scuola dell’infanzia si è abbattuta la scure della politica dei tagli avviata da qualche anno e resa impellente dal Ministro Gelmnini. Gli iscritti al prossimo anno sarebbero stati solo 6 e per due maestre di ruolo è una spesa che ormai rientra tra quelle non più razionali: « Mantenere aperta una struttura per sei bambini, sostenendo costi che si aggirano sugli 80.000 euro all’anno per il solo personale ( maestra, bidello, cuoco) non ha più ragione in tempi di ristrettezze economiche – spiega il dirigente dell’Ufficio scolastico Claudio Merletti – Quando si chiude un centro di formazione dispiace sempre ma non ci sono alternative».
« È vero, i  numeri sono esigui – ammette Palmieri – ma questo asilo ha sempre avuto pochi alunni, non più di 14. Negli ultimi anni, inoltre, il mio comune e quello di Pino, con cui condividiamo gli istituti scolastici, pagavamo di tasca nostra la seconda maestra di ruolo, obbligatoria per legge. Senza dimenticare che questo istituto è in condizioni perfette, a norma e completamente ristrutturato».

Antonio Palmeri non si rassegna e spera sempre in un incontro ulteriore con il provveditore Merletti: « Abbiamo sempre avuto problemi con la nuova dirigente del comprensivo. Probabilmente deve rispettare istruzioni superiori, ma è certo che le minacce di chiusura sono iniziate sotto la sua gestione».

E se per la materna sembra ormai definirsi un triste epilogo, rimane attesa per quello che sarà il futuro della scuola primaria, che ha sede a Pino: « Anche questa realtà avrebbe dovuto chiudere. Poi, dopo aver parlato con il dottor Merletti, siamo riusciti a salvarla, anche se solo per quest’anno. Gli iscritti sono più di dieci e per ora è possibile usufruire delle prerogative delle scuole di montagna. Per il prossimo anno, però, dovremo lottare».

L’anno scolastico che si avvia sarà complicato per l’Ufficio scolastico provinciale chiamato a rivedere la pianta dei servizi scolatici: « La decisione spetterà alla Provincia – spiega Claudio Merletti – ma stiamo già discutendo di una rivisitazione dei servizi scolastici. Il discorso è complesso e soggetto a molte variabili. È chiaro che piccole realtà limitrofe andranno razionalizzate, ma la discussione è ancora aperta».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Agosto 2009
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