Cos’è l’Internet-Dipendenza?

In oriente sta dilagando il fenomeno giovanile della web-addiction, in Italia dobbiamo stare in guardia, ma senza confondere la minaccia con la normalità

Ore passate davanti a schermo e tastiera, incapacità di rimanere fermi a tavola con la famiglia quando si sente un "trillo", notti insonni, ansia, agitazione psicomotoria, depressione legata al fatto di essere off-line, sogni e fantasie riguardanti il web. Questi sono solo alcuni sintomi di una certa dipendenza da Internet, più o meno grave.

La passione per il web contagia praticamente tutti i ragazzi italiani di oggi, e non è un male. Esiste però, ormai è certo, la patologia della dipendenza da Internet. Questa malattia sembra fin troppo futuristica, eppure negli USA se ne parla già dal 1995, mentre una delle hit italiane del 2001 parlava proprio di questo tema (ma i genitori, ovviamente, non lo capivano).

In questi giorni si parla molto di Internet-Dipendenza: in Giappone e in Cina il fenomeno sta acquisendo una dimensione preoccupante. In Giappone esistono ragazzi che si rifiutano di uscire dalle loro camerette per rimanere al computer (gli hikikomori), e non è raro il fenomeno dei suicidi di gruppo organizzati on-line. In Cina l’80% dei bambini già alle elementari naviga sul web per oltre tre ore al giorno, il 7% di questi risulta drogato di PC. Inoltre, proprio in questi giorni, si è scoperto che uno dei più grandi centri di disintossicazione da Internet infliggeva pene corporali ai ragazzi.

In Italia non siamo a questi livelli, ma gli strumenti esistono già. Secondo l’Istat il 93,3% degli adolescenti usa Internet, di questi il 68,6% lo fa senza controllo da parte dei genitori. Il 76,5% dei ragazzi di età inferiore ai 17 anni si collega per utilizzare YouTube, il 76,4 per scaricare musica, il 75,9 per usare messenger e il 69,9% per chattare.

Quella che abbiamo descritto è la normalità. La patologia, sta nell’incapacità di dosare l’uso del web. Per diagnosticarla non bastano articoli di giornale ma esistono dei test medici. In Italia attualmente si usa la scala UADI (Uso, Abuso e Dipendenza da Internet), composta da 80 domande che provano a discernere tra uso costruttivo e distruttivo dello strumento.

Quando Internet diventa una patologia, dobbiamo distinguere almeno quattro tipi di dipendenza: la dipendenza cibersessuale (dal sesso on-lihe o dalla pornografia), la dipendenza ciber-relazionale (quando i rapporti costruiti on-line diventano più importanti dei rapporti concreti), l’abuso di net-gaming (giochi di ruolo o casinò virtuali) e il sovraccarico cognitivo (tendenza a navigare e riorganizzare ininterrottamente informazioni acquisite dal web).

Tutte queste dipendenze, hanno due fasi: una fase di osservazione e ricerca (nella quale ci si limita a navigare) ed una fase relazionale (dove a creare dipendenza è l’interazione con altri utenti). La seconda fase può essere più stringente della prima.

Come capire se i propri figli usano in modo intelligente Internet? La soluzione migliore, come sempre, è quella di parlarne e, almeno ogni tanto, usarlo insieme. Esistono a decine i software di sorveglianza in grado di misurare il tempo passato sul web, ma possono essere solo un aiuto.

Costruire relazioni virtuali, magari di gioco, online, non è in sé un male: per i ragazzi di oggi è una cosa naturale. Perdere la capacità di relazionarsi altrove, invece, è un ostacolo da evitare. Come spiegano oggi gli esperti del centro studi di Milano "Il Minotauro" in un articolo di Repubblica, negoziando l’uso di Internet con i propri figli si instaura un dialogo sul tema, e questo è già un aiuto. Solo in situazioni più estreme, la collaborazione di un esperto di psichiatria infantile può essere un aiuto: a Varese il dipartimento tecnico funzionale per le dipendenze risponde a questi contatti.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Agosto 2009
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