“La bomba atomica è rivolta contro tutta l’umanità”
Angioletto Castiglioni, custode del Tempio Civico e reduce dei lager nazisti, è stato fra i protagonisti della commemorazione del bombardamento atomico delle città giapponesi nel 1945, tenuta per la prima volta a Busto Arsizio. "Anche per Hiroshima e Nagasaki ci voleva un processo, come a Norimberga"
Passare la Memoria, quella con la M maiuscola, a chi non ha visto con i suoi occhi. In particolare ai giovani. È la missione di vita che Angioletto Castiglioni si è dato da molti anni, e che è proseguita anche oggi, in un momento alto e solenne che la città di Busto Arsizio ha voluto tenere per la prima volta: la commemorazione del martirio nucleare di Hiroshima e Nagasaki, le città giapponesi annientate nell’agosto 1945 dall’arma assoluta e definitiva, la bomba atomica.
Sette volte ha suonato la campana del Tempio Civico di Sant’Anna, nel religioso silenzio degli astanti. Castiglioni era lì: lui, sopravvissuto al lager nazista, custode del tempietto bustese e di memorie dolorose e gloriose – le guerre mondiali, la deportazione nazista, la Resistenza armata e non – ha sempre una parola da aggiungere, un mattoncino che rafforzi l’edificio incrollabile della Memoria. E scopriamo che la guerra come ci è stata raccontata semplificando in immagine sempre più pesantemente narrate dal solo punto di vista anglosassone, con i buoni contro i cattivi, non è poi stata così univoca. Anche la bomba atomica è stata un crimine contro l’umanità. Lo è ancora, ci dice Castiglioni.
«Noi a Busto Arsizio e Roma per la prima volta celebriamo ufficialmente questa triste ricorrenza» sottolinea. L’idea è nata grazie all’amicizia personale fra Chiara Milani, in quanto presidente nazionale di JCI Italy, e Kentaro Harada, alto esponente dell’associazione di giovani "leader" di tutto il mondo. Harada, originario di Hiroshima, in vista a Busto Arsizio era stato condotto fra l’altro a visitare anche il tempio civico, facendosi spiegare quali fossero le memorie che vi venivano custodite e coltivate.
«Un atto di gemellaggio simbolico, anche per ricordare la pericolosità di quei governi che continuano a sviluppare programmi nucleari, una questione che turba e angustia tutti gli uomini di pace» ricorda Castiglioni. «Noi speriamo che i giovani soprattutto stiano ben attenti a non ricadere negli errori del passato. Oggi ce n’era solo uno con noi, mancavano anche varie associazioni: per questo vorrei che il comitato civico proprio a loro dedicasse attenzioni, li avvicinasse ed educasse affinchè possano conoscere non solo il passato, ma il presente. È oggi che siamo in pericolo».
La bomba atomica pose termine alle ostilità, come un punto esclamativo a un frase: è un fatto. «Ma se hanno fatto un processo a Norimberga, avrebbero dovuto farne uno anche per Hiroshima e Nagasaki» dice Castiglioni. «Oggi abbiamo fatto leggere ad un giovane un testo di Primo Levi, che partendo dalle sue esperienza ad Auschwitz si ricollegava al discorso della bomba atomica, e invitava i governi del mondo a non premere mai più il grilletto della guerra. Contro chi è rivolta l’atomica, se non contro l’umanità stessa? Non è un’arma con cui si possa mantenere l’ordine nel proprio paese, e nemmeno credibilmente minacciare un vicino. Eppure anche i paesi più piccoli cercano oggi di dotarsene». E la probabilità che qualcosa di terribile prima o poi accada di nuovo, questo lo aggiungiamo noi, è proporzionale al quadrato del numero di soggetti che avranno in mano l’arma assoluta. Più essa si diffonde, meno si è disposti a rinunciarvi – l’hanno fatto, ed è storico, solo sudafricani, kazaki, ucraini, e si mormora brasiliani ed argentini; la cercano gli iraniani, la sperimentano i nordcoreani; ne detengono ancora migliaia americani e russi – più aumenta il rischio.
Da una piccola città del Norditalia viene un ammonimento: la voce è quella fievole di un anziano, ma il pensiero è forte. E ci parla dell’oggi e del domani.
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