Cantele: “Sono pronta per il Mondiale”
L'atleta della nazionale di ciclismo femminile era ospite dello stand dell'Associazione commercianti (Ascom)
È sempre sorridente e gentile, consapevole del suo ruolo pubblico. Noemi Cantele è un esempio per chi fa sport e anche per chi non lo fa. Atleta di grande livelllo si sta preparando al Mondiale di ciclismo di Mendrisio con la professionalità che la contraddistingue da sempre.
«Ho fatto metà giro di Toscana e sto bene. Parteciperò alla cronometro ma solo per testare la condizione, la mia gara è quella su strada».
Qual è il punto critico del circuito di Mendrisio?
«Le salite e le discese sono molto tecniche. È un percorso che si snoda in una piccola città e questo non favorisce i recuperi, bisognerà stare attaccati alle prime quindici posizioni e non perdere mai contatto. Le discese sono ripide con tornanti molto stretti che costringono a brusche frenate».
Ci sarà anche la Cook, campionessa del mondo uscente. Come l’ha trovata nelle ultime gare?
«È molto meno brillante dell’anno scorso e non mi è sembrata competitiva in salita».
Lei ha una laurea in economia ed è ancora molto giovane. Come vede il suo futuro?
«Io voglio correre almeno fino al 2012 e dopo la carriera sportiva mi piacerebbe mettere a frutto la laurea in economia industriale, magari rimanendo nel mondo dello sport. Adesso mi sto appassionando al mental coaching che è una disciplina che si puo’ applicare anche nella vita di tutti i giorni».
Lei più volte ha sentenziato contro il doping, invitando i suoi colleghi a rinunciare a questa pratica. Perché si fa così fatica a liberare il ciclismo da questa piaga?
«Perché le ragioni sono culturali. Penso che se si iniziasse da piccoli a fare una seria formazione contro il doping, quando si cresce diventa più difficile ricorrere a questa pratica antisportiva. È un messaggio che va letteralmente inculcato nei giovani atleti. Ma fino a quando ci sono dirigenti che c’erano anche 20 anni fa è difficile superare questa cultura. E poi è raro che un atleta che si dopa da dieci anni smetta di colpo. Il rischio nell’immediato è che il doping annienti il ciclismo».
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