Fini: “L’immigrazione non va temuta”. L’esempio degli italoamericani
Il presidente della Camera in Abruzzo con la collega a stelle e strisce Nancy Pelosi, di origini abruzzesi. E L'Onu entra a gamba tesa sulla questione dei respingimenti: "Immigrati trattati come rifiuti pericolosi"
Gianfranco Fini continua imperterrito a smarcarsi dal duo Bossi-Berlusconi sul tema dell’immigrazione. Il presidente della Camera dei deputati, oggi in visita a L’Aquila insieme alla "collega" statunitense, la democratica Nancy Pelosi, presidentessa della Camera a stelle e strisce, ha invitato a «non aver paura» dell’immigrazione e a lasciare da parte ogni dubbio sull’integrazione di quanti giungono a noi da lontano. Parole che suonano distanti da quelle degli alleati in un momento in cui il leader della Lega Nord definisce "suicidio" dare il voto agli immigrati alle amministrative, e anche le relazioni con Berlusconi si raffreddano visibilmente.
Il presidente della Camera, del resto, non poteva esimersi da ricordare la storia della famiglia di Nancy Pelosi, che come indica il cognome è di origini italiane. Anzi, abruzzesi: da qui la sua presenza nelle terre martoriate dal sisma della scorsa primavera. Un legame profondo, ha ribadito Fini, quello tra italiani e statunitensi: e con Pelosi si ha la dimostrazione di «quanto sia importante la nostra comunità oltreoceano». Gli italoamericani sono orgogliosi, è noto, delle proprie orgini: e la parabola di questa comunità, inseritasi appieno nella vita della grande nazione americana con figure del massimo rilievo in tutti gli ambiti, insegna a «non aver paura degli immigrati e a non dubitare delle possibilità di una vera integrazione».
Frattanto, mentre la politica italiana adotta toni diversificati sulla delicata questione, è l’Onu ad intervenire denunciando con parole forti, tramite l’Alto Commissario per i diritti umani Navi Pillay, le politiche di respingimento nei confronti degli immigrati, spesso «abbandonati e respinti senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni»: e ciò in violazione del diritto internazionale. Oltre agli atteggiamenti discriminatori evrso i rom, in Italia e in altri Paesi europei. «In molti casi, le autorità respingono questi migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi». Da Ginevra filtra il discorso che domani la Pillay terrà presso il consiglio Onu per i diritti umani, e nel quale si cita, fra gli altri, il caso del gommone di eritrei diretto in Italia e rimasto senza soccorsi nel Mediterraneo il mese scorso, e sul quale secondo la testimonianza dei superstiti sarebbero morte dozzine di persone. Così come altre situazioni drammatiche nel golfo di Aden, teatro della fuga dei somali verso lo Yemen, nei Caraibi e in altri amri teatro della fuga di milioni di disperati verso il miraggio di una nuova vita.
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