Giornata della Dante: lectio magistralis sulla lingua italiana
Si svolgerà lunedì 21 settembre alle ore 16 un incontro organizzato dal Comitato della Società Dante Alighieri
Dopo il saluto delle Autorità e un breve riepilogo dei fini della Società e del lavoro svolto finora dal Comitato di Varese, da parte della Presidente Prof.ssa Silvia Venuti, la Prof.ssa Nicoletta Maraschio, docente di Storia della Lingua italiana presso l’Università degli Studi di Firenze e Presidente dell’Accademia della Crusca, terrà la Lectio Magistralis Una lingua, una civiltà, il Vocabolario.
Nel decennio 1570-1580, un gruppo di amici, che si dette il nome di“brigata dei crusconi”, iniziò a ritrovarsi per libere e giocose conversazioni, “le cruscate”, non esenti da intenzioni letterarie, rivolte soprattutto alle opere e agli autori in volgare. Lionardo Salviati dette nuovo significato al nome di Crusca attribuendo all’Accademia lo scopo di separare il fior di farina, la buona lingua, dalla crusca, seguendo l’esempio del Bembo che sosteneva il primato del volgare fiorentino modellato sugli autori del Trecento: Dante, Petrarca, Boccaccio. Nel 1590, fu scelto, come simbolo dell’Accademia, il “frullone”, lo strumento che separava la farina dalla crusca e, come motto, il verso del Petrarca “ il più bel fior ne coglie”. Sempre in quell’anno, l’attività iniziò ad essere concentrata sulla preparazione di un Vocabolario per mostrare e conservare la bellezza del fiorentino trecentesco: stampato a Venezia, uscì nel 1612. Esso rappresentò per secoli, in un’Italia politicamente divisa, il ricco tesoro di una lingua comune, il più forte legame interno alla comunità italiana, strumento per chi avesse voluto scrivere in buon italiano. Inoltre, segnò un traguardo nella scienza lessicografica e nella coscienza linguistica dei popoli europei rappresentando un modello, insostituibile e dichiarato, per tutti i successivi grandi dizionari europei. Durante l’incontro verrà presentata la prestigiosa ristampa anastatica del Vocabolario degli Accademici della Crusca nella prima “impressione” del 1612. Torna, così, in circolazione, nella sua corposa visibilità, l’opera che tanta ammirazione suscitò al suo apparire, per richiamare l’attenzione, in Italia e all’estero, sulla funzione che il nostro Paese ha avuto e può ancora avere nello sviluppo della coscienza linguistica.
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