“Il Governo deve fare scelte più coraggiose”
I rappresentanti degli imprenditori criticano le scelte messe in atto dalle banche negli ultimi mesi. Alle imprese, spiegano, serve liquidità e non nuovi costi
«Molti imprenditori manifatturieri del Varesotto stanno denunciando all’Unione Industriali una profonda preoccupazione rispetto ai nuovi oneri che gli istituti applicano alle imprese, alle quali è in pratica richiesta una commissione sostitutiva, in alcuni casi anche superiore alla precedente di massimo scoperto. Oneri che il Decreto Anticrisi di fine giugno non è riuscito ad arginare. Con più fermezza deve essere intrapresa dalle istituzioni la strada che porti alla nullità di qualsiasi commissione che mascheri, dietro la facciata di altri nomi, il massimo scoperto». Il presidente dell’Unione degli Industriali, Michele Graglia, critica le scelte che le banche hanno messo in atto negli ultimi mesi. In particolare l’applicazione di nuove spese a fronte della cancellazione, richiesta dal Governo, della commissione di massimo scoperto. «Quando fu approvato il Decreto Anticrisi doveva essere fatto molto di più sulla commissione di massimo scoperto – continua Graglia -. Rispetto al testo che fu approvato, consideravamo del tutto migliore il contenuto della bozza, circolata nei giorni precedenti al varo del provvedimento. Quella prima ipotesi prevedeva la nullità di tutte quelle clausole contrattuali introdotte dalle banche per reinserire sotto altre e mentite spoglie la commissione che imponeva agli imprenditori di pagare, in aggiunta agli interessi passivi, anche una commissione sullo scoperto in conto corrente». Un costo, quest’ultimo, tolto dalla manovra anticrisi 2008 per facilitare l’accesso al credito. Uscita dalla porta, però, la commissione è rientrata dalla finestra, nei mesi successivi.
Un ulteriore invito al Governo a osare di più in materia di credito arriva dal direttore dell’Associazione Artigiani, Marino Bergamaschi: «Purtroppo il nostro timore si è rilevato fondato; l’intervento normativo da parte del governo, prima annunciato restrittivo nei confronti degli istituti di credito, nella sostanza lascia inalterato la possibilità da parte delle banche di agire pressoché liberamente nel mercato. Il nostro appunto è quindi rivolto in primo luogo al Governo per il poco coraggio dimostrato nonostante i continui annunci di segno opposto». In questo contesto di crisi, come già avvenuto nel passato, è fondamentale che nel sistema economico circoli fluidamente la liquidità. «Responsabilità delle banche – continua il direttore dell’associazione varesina – in questo frangente è dunque quello di evitare atteggiamenti pro ciclici mettendo a disposizione, ed in particolare a favore del sistema delle Pmi, la quantità di credito necessario allo sviluppo e al mantenimento dei processi produttivi. Assolutamente necessario quindi che le banche siano responsabili nella valutazione della propria clientela dando adeguata importanza alla complessità del rapporto intrattenuto nel corso degli anni con l’impresa e non solo ad una valutazione dei soli ultimi sei mesi». In questa partita una parte fondamentale, soprattutto dal lato delle piccole e medie imprese, è giocata dai Confidi: «Il ricorso ai Confidi – prosegue Bergamaschi – negli ultimi 12 mesi ha avuto una crescita media del 50% con picchi del 100%. Il ruolo di questi strumenti mutualistici progettati e costruiti dai sistemi associativi si è rivelato indispensabile per mantenere il credito alle Pmi. Questa forte impennata di operatività ha determinato l’esigenza di ricapitalizzare questi strumenti da parte del settore pubblico con la consapevolezza che, nella piena attuazione del principio di sussidiarietà, i confidi possono garantire un effetto moltiplicatore fino a 70 volte le risorse della fiscalità generale».
«Per capire il comportamento delle banche dobbiamo ragionare in termini di redditività – spiega Rossella Locatelli, docente di economia degli intermediari finanziari alla facoltà di economia dell’Università dell’Insubria -. Per gli istituti di credito la commissione di massimo scoperto rappresentava una fonte di entrata importante quindi si può dedurre che dovrà essere sostituita in qualche modo. Essa è nata originariamente per compensare le banche sul rischio di liquidità, sulla differenza tra il fido utilizzato e il fido accordato. Si tratta di un retaggio di un modo poco trasparente di applicare la tariffazione nei rapporti contrattuali. Il dibattito sulla revisione di questo strumento è aperto da tempo, valuteremo quali saranno le scelte dei singoli istituti».
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