L’ultima volta dei Pooh commuove Varese
In tremila e cinquecento coloro che hanno accolto il gruppo per il loro ultimo concerto insieme. Grande emozione per il saluto di Stefano D'Orazio al pubblico
Qualcuno, molti anni fa, li definì i “Beatles italiani”. Capelli lunghi, pantaloni a zampa di elefante. Roba da anni ’60 e da beat generation. Loro hanno continuato per quasi 40 anni a calcare la scena, confermandosi una delle band italiane più affiatate. Oggi, dopo una vita passata insieme, i Pooh sono a una svolta: Stefano D’Orazio, batterista del gruppo, ha annunciato di voler lasciare. Uno chock per i fan del gruppo, che sono tanti. Come hanno confermato ieri sera, lunedì 14 settembre, al Palawhirpool l’esercito dei tremila e cinquecento che ha affollato gli spalti del palazzetto per un appuntamento irripetibile. Un concerto, per usare le parole dei quattro, per «chi ci ha sempre sostenuto e che ci è stato vicino anche in un momento come questo, che non avremmo mai pensato di dover vivere. Grazie per essere qui stasera».
Poi è D’Orazio a raccontare la sua scelta, solo al centro del palcoscenico e il pubblico gli regala un lungo applauso, nella speranza che possa cambiare idea. «Ho deciso di fermarmi e non è facile – racconta emozionato –. È stato un viaggio che ha attraversato tutta la mia vita, fatto di bei momenti, applausi successo ma anche sudore, fatica e a volte lacrime. Ma ci piace immaginare che tutte le volte che siamo entrati nelle vostre vite siamo stati accolti come amici di famiglia. Il popolo dei Pooh è stato il fedele compagno che mi ha accompagnato per tutti questi anni ma è arrivato il momento di scendere da quella batteria e di sedermi in mezzo a voi. È stata una scelta di grande onestà, io su questo palco ci lascio il cuore ma prima di scendere voglio dirvi grazie, uno per uno». Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian e Stefano D’Orazio hanno preso posto agli strumenti, catturando il loro popolo come sanno fare loro, con la musica.
Le canzoni diventano protagoniste e per quasi tre ore sono loro a raccontare la storia del gruppo e del suo pubblico, il saluto ad amico, i ricordi e i viaggi di una vita. Ma è quando arrivano brani come “Piccola Ketty”, “Uomini soli”, “Noi due nell’anima”, “Amici per sempre” o “Dammi solo un minuto” che il pubblico lascia il suo posto e corre sotto il palcoscenico e duettare con i loro miti di sempre. Momenti più intensi arrivano quando Facchinetti dedica la canzone “Domani” all’amico batterista, quando Stefano D’Orazio punta dal palcoscenico una telecamera, «così potrò raccontare ai miei nipoti, quelli che non ho, che c’ero anch’io su questo palcoscenico», o quando tutti insieme intonano “Ancora una notte insieme” il brano che ha dato il titolo a quest’ultima tournèe. Ventotto date in tutta Italia per salutare il sodalizio dei quattro.
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