Tre campioni mondiali di spessore
di Cesare Chiericati
Mendrisio 2009 laurea tre campioni della strada di sicuro spessore: Tatiana Guderzo per interposta Noemi Cantele, l`elegante francese Romain Sicard e infine, nella prova più attesa, l’australiano di Stabio Cadel Evans, atleta di classe non amato dalla sorte a lui quasi sempre avversa come nell’ultima Vuelta persa per un difettoso cambio di ruota da parte dei maldestri cambioruote spagnoli.
Tre nomi che ben connotano un tracciato in cui le difficoltà erano pari alla bellezza dei luoghi. La gara meno entusiasmante, come spesso accade ai mondiali della strada, è stata quella degli under 23 filata via in un’anonima noia fino all’acuto del promettente francesino – vincitore tra l’altro anche del Tour dell’Avvenire – che l’ha nobilitata solo nel corso dell’ultima tornata. Splendida invece per tensione agonistica la gara delle ragazze che non hanno sbagliato una mossa. La bagarre si è scatenata subito e lo spettacolo ne ha tratto gran beneficio. Al punto che forse si potrebbe seriamente pensare a ridurre di una quarantina di chilometri anche la corsa dei professionisti. Questo per limitare quella sorta di cottura a fuoco lento del gruppo che si esaurisce più o meno a metà gara secondo un copione che si ripete, mondiale dopo mondiale, con un’ossessività nemica dell’attenzione mediatica che nel ciclismo di oggi ha un ruolo sempre più determinante. Detto questo la gara dei prof ha offerto nel finale un ribaltamento di situazioni molto coinvolgente fino al maestoso allungo di Evans che dalla cima della salita di Novazzano all’arrivo ha mostrato al mondo intero le sue doti di formidabile passista. Giova infine sottolineare come la maglia iridata torni a vestire le spalle di un campione a tutto tondo, protagonista nelle classiche di un giorno come nei grandi giri. Dunque non un atleta programmato per uno spicchio di stagione al sole subito seguita dall’ombra dell’oblio. In un certo senso un ritorno al passato, un passo indietro che può solo giovare al ruvido sport delle due ruote.
Tre nomi che ben connotano un tracciato in cui le difficoltà erano pari alla bellezza dei luoghi. La gara meno entusiasmante, come spesso accade ai mondiali della strada, è stata quella degli under 23 filata via in un’anonima noia fino all’acuto del promettente francesino – vincitore tra l’altro anche del Tour dell’Avvenire – che l’ha nobilitata solo nel corso dell’ultima tornata. Splendida invece per tensione agonistica la gara delle ragazze che non hanno sbagliato una mossa. La bagarre si è scatenata subito e lo spettacolo ne ha tratto gran beneficio. Al punto che forse si potrebbe seriamente pensare a ridurre di una quarantina di chilometri anche la corsa dei professionisti. Questo per limitare quella sorta di cottura a fuoco lento del gruppo che si esaurisce più o meno a metà gara secondo un copione che si ripete, mondiale dopo mondiale, con un’ossessività nemica dell’attenzione mediatica che nel ciclismo di oggi ha un ruolo sempre più determinante. Detto questo la gara dei prof ha offerto nel finale un ribaltamento di situazioni molto coinvolgente fino al maestoso allungo di Evans che dalla cima della salita di Novazzano all’arrivo ha mostrato al mondo intero le sue doti di formidabile passista. Giova infine sottolineare come la maglia iridata torni a vestire le spalle di un campione a tutto tondo, protagonista nelle classiche di un giorno come nei grandi giri. Dunque non un atleta programmato per uno spicchio di stagione al sole subito seguita dall’ombra dell’oblio. In un certo senso un ritorno al passato, un passo indietro che può solo giovare al ruvido sport delle due ruote.
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