Volontario ucciso, lo ricorderanno con un albero
Prima del consiglio comunale hanno salutato il fondatore della ProCiv locale la presidente del Parco Ticino Milena Bertani e gli ex sindaci e amministratori turbighesi. Un ricordo anche dal sindaco Laura Mira Bonomi
Grande dolore e commozione a Turbigo, centro del Castanese a due passi dal Ticino, per la morte violenta di Giuseppe Sporchia, assassinato brutalmente nella casa di Borsano, dove si era trasferito da un anno e mezzo presso il figlio Daniele, dal nipote acquisito e da un amico di questi, sembra con la partecipazione della nuora, anche lei arrestata. Turbigo era stata la patria di Sporchia, originario della Bergamasca, per gran parte della vita, lì vive ancora, fra gli altri, una sorella.
Il sindaco Laura Mira Bonomi è in carica dal 2001 a capo di un’amministrazione di centrodestra, con PdL e Lega. Per Pino Sporchia, anzi per il cav. Giuseppe Sporchia, Cavaliere della Repubblica dal 2005, non lesina i superlativi. «Il fondatore della Protezione Civile a Turbigo è stato lui, nel 1980. Era il postino del paese, tutti lo conoscevano. Un uomo umile ma straordinario, ha saputo gudagnarsi la fiducia di amministrazioni di diverso colore per trent’anni, si è reso utile anche districandosi nella burocrazia, aiutandoci nella redaizone di piani di emergenza e regolamenti, e collaborando in modo splendido con l’amministrazione in tutto questo tempo. Nel 2005 era venuto a chiedermi di intercedere per una richiesta di cavalierato a favore dell’amico Lorenzo Poma del Parco Ticino. Io l’ho inoltrata, ma ho aggiunto anche il suo di nome». La vita che è andata perduta era una risorsa per il paese, insomma.
Per ricordare la vittima del delitto di Borsano, ieri sera il consiglio comunale che doveva discutere le usuali variazioni di bilancio è stato preceduto da un momento istituzionale ma tutt’altro che retorico. È stata la stessa presidente del Parco regionale del Ticino Milena Bertani a salutare in Pino Sporchia prima ancora il volontario ecologico del Parco appena nato (anni Settanta) che il fondatore di un nucleo di Protezione Civile legato al Parco da un rapporto indissolubile, e con i suoi 40 volontari, fra i maggiori, sempre pronto a muovere ove vi sia bisogno di una mano, per interventi piccoli o grandi. Dal Friuli terremotato in cui Sporchia andò a fine anni Settanta fino al recentissimo Abruzzo, lui c’era. Bertani ha proposto un albero d’alto fusto davanti alla sede della ProCiv locale per ricordare Sporchia: e chissà mai che, se il suolo lo consente, sia… un Pino, perchè no. In seguito sono intervenuti liberamente cittadini, amici, ed ex sindaci ed amministratori di giunte di diverso colore degli ultimi trent’anni. Da ognuno una parola buona per un uomo che ha lasciato una traccia feconda.
Chiaramente la tragedia avvenuta nella villetta di Borsano ha lasciato tutti sgomenti: non parliamo di una disgrazia, ma di un assassinio particolarmente brutale, in casa, luogo della sicurezza e degli affetti, lui che era pronto a farsi sotto nelle situazioni di pericolo. «Non ci rendiamo ancora conto pienamente della gravità di quanto è successo» sospira il sindaco. «Per fortuna sembra, a quanto ci dicono, che sua moglie sia meno grave di quanto si temeva. Pino era l’anima, la forza di questo grande gruppo di Protezione Civile». Ora per onorarlo, a farsi forti dovranno essere i volontari, dice il sindaco. Forti come l’albero che ricorderà Pino Sporchia.
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