Dal voto a Bignasca, lo scudo fiscale non piace ai ticinesi
La Svizzera contesta il provvedimento di Tremonti, la Lega ticinese chiede aiuto a Bossi. Intanto aumentano i controlli della Guardia di finanza al confine
Lo scudo è legge – Il 2 ottobre, con 270 voti a favore 250 contrari la Camera ha dato il via libera allo scudo fiscale. Obiettivo del provvedimento è quello di fare rientrare in Italia una parte dei capitali italiani depositati in Svizzera. Secondo le stime dell’Agenzia delle Entrate questi ultimi ammonterebbero ad almeno 125 miliardi di euro. Il ministero ha stabilito inoltre che entro il 15 dicembre dovrà essere versato il 5 per cento dei capitali rimpatriati per aderire allo scudo fiscale.
La lista dei paesi “collaborativi” – Nella lista dei 36 paesi ritenuti collaborativi dallo Stato Italiano in materia fiscale (e nei quali è possibile effettuare la regolarizzazione dei capitali illegalmente detenuti) non appare la Svizzera. L’elenco è stato pubblicato sabato 10 ottobre dall’Agenzia delle Entrate in allegato alla circolare sullo scudo fiscale. Nella lista in questione non figurano nemmeno San Marino, il Principato di Monaco e Liechtenstein. I paesi che rientrano nella lista sono invece: Australia, Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Cipro, Corea del Sud, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Tirchia, Ungheria
Dalla Svizzera solo rimpatrio – Lo ha ribadito il 15 ottobre il ministro dell’economia Giulio Tremonti specificando che i capitali depositati in Svizzera non possono essere regolarizzati ma devono essere rimpatriati, vale a dire riportati fisicamente in Italia. La regolarizzazione si applica solo ai paesi la cui normativa è compatibile con quella dell’Unione Europea e quindi non alla Svizzera.
Incontro in Ticino – Il 14 ottobre il governo del Canton Ticino ha convocato l’Associazione bancaria ticinese e il municipio di Lugano. Nel corso dell’incontro si è deciso di chiedere un intervento della Confederazione per valutare gli effetti che il provvedimento di Tremonti potrebbe provocare alla piazza finanziaria svizzera. Al termine, il presidente dell’Associazione bancaria ticinese Claudio Generali, ha dichiarato ai microfoni della Radiotelevisione svizzera che il rimpatrio giuridico dei capitali (procedura che permetterebbe di lasciare comunque i capitali alla gestione degli istituti elvetici) è possibile e previsto dalla circolare 43 dell’Agenzia italiana delle entrate. In altre parole, ha spiegato il rappresentante dei bancari, attraverso una fiduciaria con sede in Italia si potrebbero dichiarare capitali al fisco italiano pur mantenendoli materialmente in Svizzera. Questa possibilità, ha specificato inoltre, non viene però menzionata dal governo e dalla stampa italiana, che si concentrano sulla «regolarizzazione», non ammessa per la Svizzera. È uno dei motivi per cui il mondo economico e politico ticinese ritiene che in Italia sia in atto una campagna mediatica scorretta.

Bignasca chiede aiuto a Bossi – Domenica 18 ottobre il presidente della Lega dei Ticinesi Giuliano Bignasca ha chiesto aiuto al leader del Carroccio Umberto Bossi. Al ministro per le riforme è stato chiesto un intervento a tutela delle riserve finanziarie ticinesi messe in pericolo dallo scudo fiscale. Bignasca ha contestato inoltre l’intensificazione dei controlli alle frontiere e alcune dichiarazioni del ministro Tremonti contro le banche del Canton Ticino.
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