I servizi sociali e il “me ne frego”

Ancora una dura presa di posizione sulle scelte che hanno portato alla pesante riduzione delle attività di uno dei centri diurni per minori

Abbiamo assistito ancora una volta inermi all’ennesimo scempio operato
in questa città, e, come sempre più spesso capita, nel silenzio e nella
soltudine dei pochi presenti e impotenti.
Aleggiava una strana aria, nauseante diremmo da antifascisti, nella sala
del consiglio comunale bustese dove il 7 ottobre si è riunita la
commissione servizi sociali e famiglia.
L’aria che non ci piace sapeva di "me ne frego". Il monologo dell’assessore Crespi che sciorina macronumeri a dimostrazione che questo Comune di tagli sul sociale e nell’area minori non ne ha fatti, ma su richiesta di dettaglio portata avanti dal consigliere Corrado di Rifondazione per capire la logica della distribuzione, l’assessore non risponde, così come alle richieste di Cislaghi, gruppo misto e Pecchini, PD, e soprattutto di quest’ultima che rintuzza chiedendo ragione degli interventi collegati alla legge 285, che l’assessore non "ricorda al momento", ma non per questo recede"show must go on". Pecchini mette il dito nella piaga parlando di bambini spostati come "pacchettini", da un servizio all’altro e sulle logiche di individuazione dei servizi, e l’assessore risponde ora in prima persona, quando c’è da fregiarsi di numeri e successi descritti, ora attribuendo responsabilità di scelta ai tecnici. L’atmosfera da "me ne frego" è anche nella emissione di parole svuotate di senso come la ridda di ringraziamenti che l’assessore porge indistintamente (tutti così uguali da diventar nessuno),ai consiglieri di opposizione, di maggioranza, alle assistenti sociali, alle cooperative, alle associazioni, alle famiglie, agli usceri, al barista, alle poltrone di fronte, alle finestre ed infissi dietro e al paralume a sinistra.
Prosegue il sostanziale "me ne frego" quando viene tirato in ballo don
Alberto, invitato, ma assente, autore di un intervento critico sulle politiche sociali bustesi, come di qualcuno che, poverino, è stato male informato ed è caduto nel solito tranello ordito da qualcuno che per interesse di parte l’ha indotto a questa uscita…ahiaahai don Alberto, stai più attento a chi frequenti…
"Me ne frego" è sicurezza estrema. E’ poter guardare in faccia gli operatori del "Villaggio in città" che dopo dieci anni di riconosciuto, fino in sedi universitarie, e stimato servizio a grandi e piccoli di Busto, si vedono praticamente azzerati…ma questi "pacchettini" spostati come stanno? Oltre e nella qualità del servizio, cosa dire del legame affettivo? E dagli uffici, le assistenti sociali che per anni si sono confrontate su progetti e percorsi con gli operatori del "Villaggio in città" cosa pensano? E i genitori, spesso
descritti come strumentalizzati dalla cooperativa nelle loro rimostranze
cosa dicono? Dove erano l’altra sera?
L’assessore, in questa messe di parole ringrazia fra le altre anche la Coop massacrata che assiste ammutolita allo scempio: i soci lavoratori paiono sibilare"grazie assessore a nome di tutti i bambini passati da noi per dieci anni, grazie dai genitori e dagli insegnanti, grazie per averci reso disoccupati, dato che da sempre siamo stati talmente impegnati a lavorare bene in città da non guardare fuori ad altre possibilità. Forse domani passeremo dai servizi sociali, ma come utenti, grazie per questa nuova esperienza". A chi legge questa nostra, fuori da maldestri tentativi di "humor d’alleggerimento", attenzione: si è messo mano al lavoro altrui, in questo Paese che mette il lavoro al primo punto della sua Carta fondamentale… attenzione.
"Me ne frego" porta con sé la paura, che da qualche parte alberga e blocca le parole, lascia i pensieri appesi a mezza’aria, e nessuno dall’opposizione che può e dal pubblico che non può in quella sede, ma che dovrà reimparare a fare ed alzare forte la domanda: "perché?".
Perché in tre mesi la Coop "Villaggio in città" è passata da 35 minori a 9? Che ironia: un assessore così tanto appassionato di basket che è riuscito a schiacciare "il Canestro" (nome dello spazio per minori del "villaggio in città").
Questa nostra posizione di antifascisti non è questione di interessi privati, è che l’esperienza del "Villaggio in città" ci è vicina, forse, purtroppo per loro, troppo vicina: non scomodiamo demagogicamente parole quali verità e giustizia, ma avremmo voluto in quella serata maggior chiarezza, giusto per prendere la misura…così rimane irrisolto ed inquietante il "Perché?" , questione fondamentale della crescita di individui e collettività come insegnava un altro prete "male informato" del mondo, che si chiamava don Milani.
C’è poi un "me ne frego" collettivo che sta nella solitudine in cui si consuma la tragedia: una ventina di persone occupano i posti del pubblico, attenti
e sgomenti. Un sacco di associazioni, cooperative, movimenti e partiti criticano questo Comune e e molte si occupano di sociale, ma pochissime le presenti…
"e se poi mi vedono lì e faccio la stessa fine del ‘Villaggio in città’? E poi in questa clima ‘mors tua vita mea’. Me ne frego e non ci vado".
Il plebiscito assegnato a questa destra le permette di decidere senza interlocutore, di metter mano all’esistente consegnando all’opposizione il ruolo di spettatore impotente: è il "me ne frego" di questo potere.
E’ ormai la sera tardi del 7…si ritorna al privato domestico, ma dalla
televisione il Silvio nazionale invade il mondo catodico per dire il suo "me ne frego" alla Consulta, a Napolitano, sull’incostituzionalità del "lodo Alfano"…"me ne frego" della Costituzione….di tutta la Costituzione, compresi gli art 3 e 41 a cui il consigliere Corrado si è ispirato per il suo intervento in commissione.
Il maestro ha i suoi buoni discenti.
Il Comitato Antifascista di Busto è vicino a tutte le donne e gli uomini e minori che hanno subito questo ennesimo piccolo scempio locale, e si impegna a costruire un’opposizione meno sola, perché, come in questo caso,
Corrado, Pecchini e Cislaghi non bastano. Il Comitato Antifascista di Busto continuerà a battersi perché l’aria cambi…dobbiamo ripartire qui e ora dalle parole di Calamandrei e ricordare quale fu la risposta di popolo al ventennio di "me ne frego", e dalla Carta che fu ed è figlia di quella Storia. Altro che "me ne frego" a noi importa! E per ridare senso alle parole e all’educazione conludiamo con l’auspicio che fu di Zavattini: impegnarsi per andare verso un luogo dove "buongiorno vuol dire davvero buongiorno". Un abbraccio antifascista al "Villaggio in città" agli operatori, ai bambini e alle famiglie che da lì sono passati, e siate voi i primi testimoni attivi di ciò che è stato, di ciò che non dovrà più essere e di ciò che potrà essere di nuovo se si Resiste insieme.

IL COMITATO ANTIFASCISTA DI BUSTO

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Ottobre 2009
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