“Il teleriscaldamento? Vecchio e sovietico” “Non è vero, fa risparmiare soldi e inquinamento”
Energia e calore: la questione è politica. Spuntano critiche e opzioni diverse proposte da Legambiente o dai meetup
Gli aspetti tecnici del teleriscaldamento, rivoluzione energetica prossima ventura, sono stati i protagonisti ieri sera nell’incontro pubblico indetto da Agesp Energia.
Ma è l’aspetto politico delle scelte che ha portato a discussioni e critiche in aula: perchè energia è potere, e centralizzarla quando la via del futuro sembra quella della microgenerazione distribuita a qualcuno sembra poco opportuno. Critico è stato in particolare l’intervento di Andrea Barcucci a nome di Legambiente. Oltre alle piccate risposte del presidente Achille Broggi di Agesp Energia si è guadagnato anche i rimbrotti di un giovane tra il pubblico («la propaganda fuori da qui»: la battuta migliore della serata, considerandone lo scopo di pubblicizzare un nuovo servizio). Barcucci ricordava che il teleriscaldamento, sistema centralizzato par excellence, era quello favorito in Unione Sovietica: non certo innovativo in sè, quindi, come metodo, e poco politicamente corretto da ricordare, laddove si cita, per convincere la cittadinanza della bontà del sistema una lista di nazioni che lo adottano con soddisfazione generale. Per tacere della difficoltà di trovare risposte politiche sulle scelte fatte, vista la delega crescente dal consiglio comunale agli organismi aziendali para-comunali (vedi l’affaire Girola che qualcuno dal pubblico ha ricordato, a rischio di uscire dal seminato). «Non sono più un cittadino, ma un cliente» lamentava Barcucci.
«Se non si sente rappresentato in politica, peggio per lei. Non siamo in URSS, per fortuna, e nessuno è obbligato ad aderire: sul resto, si informi» la secca risposta di Broggi. Citato da Barcucci anche l’esempio della vecchia caldaia centralizzata di Sant’Anna con i suoi problemi, ricordati anche dall’esponente del locale comitato di cittadini, Franco Cascio: «l’avranno fatta al tempo dei sovietici…» il tenore della replica.
Il concetto che Broggi vuol far passare, e a voce alta proclama, è diametralmente opposto: cioè che si vuole offrire un servizio facendo risparmiare i bustocchi, oltre a spegnere i camini di case e condomini azzerandone le emissioni (e questo è il vero vantaggio del teleriscaldamento). Barcucci, poco convinto anche sul piano ecologico, annuncia che chiederà data precisi, e ricorda che la cogenerazione può essere fatta comunque in ogni singolo condominio: un sistema più elastico. Osservazioni sono giunte anche da Ivan Catalano, giovane esponente del movimento dei Meetup grillini, sulla possibilità di metodi da fonti rinnovabili, quali una combinazione di pannelli solari e pompe di calore geotermiche, o sulla necessità di scaldare fin quasi all’ebollizione l’acqua che circola nelle tubature, con relativi consumi, sulla dipendenza da una fonte energetica fossile (il gas) e le emissioni a monte. Perplessità cui ha dato risposta l’ingegner Bandera: la geotermia è stata considerata ma a Busto Arsizio, per ragioni geologiche e idriche, risulterebbe più difficoltosa che non a Milano dove trova già pregevoli impieghi anche in opere pubbliche della massima rilevanza. La rete Agesp rimane comunque aperta al possibile contributo futuro di questa tecnologia, quando questa diventasse un’opzione conveniente e praticabile sulla scala desiderata. Quanto alle temperature, diventa obbligato garantirle alte proprio per poter ben distribuire il calore su un raggio ampio, fino al chilometro e oltre. Una conseguenza diretta della scelta, per ora senza grandi alternative, di centralizzare la produzione.
Questa l’ultima replica di Broggi: «Non passi l’idea che è stata fatta circolare che saremmo qui a imbrogliare la gente o obbligarla ad aderire. Restiamo pertinenti: parliamo non di ciò che potremmo fare, o di ciò che sarebbe stato meglio, ma di ciò che c’è ora, perchè stiamo facendo qualcosa di serio».
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