Lavori al Panperduto, l’acqua torna nel bacino

A causa di cedimenti il sistema delle dighe necessitava di interventi urgenti, svolti in pochi giorni dal consorzio Est Ticino e Villoresi. Un sistema idraulico che ha fatto la storia dell'agricoltura prima,e dell'industria poi

Dalla serata di lunedì 5 ottobre l’acqua è tornata a riempire l’invaso del Panperduto a Somma Lombardo, tra Porto della Torre e Maddalena. Per cinque giorni un importante intervento sulla diga (foto), da cui si dipartono il Canale Villoresi e il canale industriale che serve le centrali di Vizzola, Tornavento e Turbigo, ha costretto a ridurre al minimo la portata, fino quasi a svuotare i canali. A secco il Villoresi, tanto più che la stagione irrigua è al termine, si è preservata nel canale industriale, pescoso a dispetto del nome, una quantità d’acqua sufficiente a tenerne in vita la guizzante fauna ittica.

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Il sistema di dighe del Panperduto necessitava di interventi valutati in circa 150.000 euro di costo per ovviare al progressivo cedimento delle cosiddette Porte della Sabbia, evidenziatosi in settembre. Il Consorzio Est Ticino e Villoresi è corso ai ripari, non potendosi rinviare oltre una riparazione per ragioni di sicurezza. Da martedì tutti i bacini dovrebbero tornare al livello abituale per questa stagione. In futuro alla diga e opere annesse saranno applicati interventi definitivi di messa in sicurezza che sono già progettati ma ancora in attesa di finanziamento. Il consorzio ha già preso posizione chiedendo un sollecito interessamento a tutti gli enti interessati.

– Il Panperduto e i canali

– Il Canale Villoresi fu realizzato fra il 1877 e il 1891 e dedicato all’ingegnere Eugenio Villoresi, scomparso nel 1879 prima di poter vedere realizzato il progetto. È in quel torno d’anni (1884) che sorge anche la presa del Panperduto. Lo scopo era di rendere irrigua anche parte dell’alta pianura fra Ticino e Adda, sopra la linea delle risorgive. L’alta pianura era coltivata, ma con rese inferiori rispetto alla ricca Bassa, visti i terreni più grossolani e aridi, spesso a brughiera. Povertà ed emigrazione, spesso stagionale, talora definitiva, allora non erano certo eccezionali, anche nel contesto dell’incipiente industrializzazione. Il nuovo canale, ultima grande opera idraulica lombarda, fu usato in parte anche per trasporti con barconi, creandovi conche adatte alla navigazione. Lungo 86 chilometri nel tracciato primario, bagna con le numerosissime diramazioni piccole e grandi circa 850 chilometri quadrati di terreni, oggi sempre più aggrediti dall’espansione edilizia e commerciale della megalopoli padana. Il suo riempimento e svuotamento annuale segue la disponibilità effettiva d’acqua, con massimo estivo e asciutta completa invernale. Lungo il percorso, sull’argine, si snoda una frequentata pista ciclabile.

– Il canale industriale è un gemello più “giovane”: scavato nel 1897-1899 viene inaugurato come canale Vittorio Emanuele III in omaggio al nuovo sovrano che salirà al trono in tragiche circostanze nel 1900, e serve le centrali idroelettriche di Vizzola Ticino, Tornavento e la centrale di Turbigo. Poi va a costituire il corpo principale delle acque del ben più antico Naviglio Grande, sul cui percorso iniziale, modificato, è stato in parte impostato. Con una portata di 110 metri cubi al secondo e una rapida corrente, corre più in basso del Villoresi (che come detto ha scopi irrigui per la media pianura lombarda), affiancandolo solo nel tratto iniziale; già a Vizzola è percettibile la differenza di quota fra i due corsi d’acqua artificiali. È spesso meta di pescatori. La sua costruzione segnò il breve decollo industriale del borgo di Vizzola, sede fra l’altro delle prime officine della Caproni, grazie alla pronta disponibilità elettrica. Il completamento si potè però dire definitivo solo quando, nel 1942, si ultimò con la diga della Miorina, a monte delle prese del Panperduto, la regolazione dell’enorme bacino del Verbano ed entrò a regime la centrale di Tornavento.

– La diga, anzi le dighe del Panperduto, vengono inaugurate nel 1884. Il che spiega anche perchè siano così bisognose di restauri. Il toponimo è medievale, e associato avri altri luoghi lombardi, tutti accomunati dalla presenza di fossati o canali: probabilmente ha ache fare con il costo percepito di queste opere. Le dighe sommesi costituiscono un nodo idraulico che gestisce sui 200 metri cubi al secondo. L’edificio delle prese dei canali è di valore storico e architettonico, e sorge in un sito naturale di pregio come la valle del Ticino, oltre a trovarsi sul percorso della via navigabile turistica Locarno-Milano-Venezia cui si sta cercando di dare concreta attuazione tramite una serie di interventi scaglionati nel tempo. Accanto all’edificio delle prese del Villoresi e del canale industriale, lungo 70 metri con 30 paratoie da 1,50 metri di larghezza e 3 metri di altezza, sul corso del Ticino si trova una diga tracimabile a profilo idrodinamico attraverso tutto l’alveo del fiume, lunga 290 m e alta 4,72 metri sul fondo. Conche di navigazione collegano il Ticino al bacino di raccolta e questo ai canali. Uno sfioratore e uno scaricatore permettono di restituire acqua al fiume e mantenere gli equilibri idrici desiderati.

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Pubblicato il 05 Ottobre 2009
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