Le Residenze socio assistenziali chiedono spazi e incarichi

Si è svolto alle Ville Ponti il convegno organizzato da UNEBA per fare il punto dell'attività delle 50 RSA del territorio

Una liberalizzazione dei posti letto nell’ambito socio sanitario. Una legislazione meno complicata che oggi assorbe energie altrimenti utilizzabili per la cura dei pazienti. Una collaborazione più costruttiva con Comuni e Piani di zona nel campo socio assistenziale.
Le RSA, le residenze sanitarie assistenziali, chiedono maggior coinvolgimento e sviluppo in una fase storica che le vede chiamate in causa sempre più spesso e con compiti crescenti.
Questa mattina, i delegati delle residenze socioassistenziali del territorio si sono incontrati alle Ville Ponti al convegno organizzato dall’Uneba ( Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale) per fare il punto della situazione e per avanzare richieste specifice ai principali interlocutori: da una parte l’Azienda sanitaria e dall’altra l’azienda ospedaliera.

In provincia, le RSA sono 50 e assistono circa 4.750 anziani. La quasi totalità degli ospiti non è autosufficiente, particolare che ha profondamente modificato la loro missione, provocando nel passato seri problemi di bilancio: «Quel periodo di passaggio da



strutture di ricovero ed assistenza di persone anziane, a residenze specializzate in cura ed assistenza integrata socio sanitaria



è superato – ha commentato il dottor Petrillo presidente di UNEBA Varese – abbiamo investito molto nella formazone di una cultura aziendale e abbiamo trovato prezioso partner la Liuc di Castellanza che ha creato un Osservatorio e poi un master. Stiamo perfezionando la gestione aziendale delle risorse per ottimizzare i bilanci senza gravare sulle famiglie dei nostri ospiti. L’aumento della retta c’è stato ma è legato all’andamento dell’inflazione». La retta media in provincia è di circa 56 euro al giorno a paziente.

Lo scorso anno, però, il debito accumulato dalle 50 RSA si è attestato attorno ai 5 milioni di euro, una cifra che oggi si vuole azzerare cercando nuove frontiere: «Le RSA si vogliono inserire in tutti gli spazi dell’assistenza socio-sanitaria per far fronte da una parte all’aumento della fragilità della popolazione e dall’altro all’aumento della quarta età. Mi riferisco, per esempio, alla cure improrie, alle dimissioni precoci dagli ospedali. La sperimentazione in atto con l’Azienda ospedaliera di Varese per i letti di sollievo è sicuramente una strada da perseguire: attualmente abbiamo aperto una cinquantina di posti ma siamo ancora in fase sperimentale e non c’è una regolamentazione precisa. Ampi spazi di collaborazione si possono trovare anche con i Comuni per tutte quelle attività sociali che le RSA hanno competenza a fare».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Ottobre 2009
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