Piano anticrisi: niente nuovi tagli per Whirlpool
Nuovi orari, chiusura della fabbrica al sabato, attenzione più stretta all'assenteismo, 300 "accompagnamenti alla pensione" già concordati l'anno scorso. Questa la ricetta della multinazionale per varare il dopo crisi
Il nuovo sistema di razionalizzazione della produzione di Whirlpool ha un sapore d’antico. La fabbrica chiusa al sabato, i turni su sette ore, gli orari di lavoro che a volte vanno dalle 8 a mezzogiorno e dall’una alle cinque di sera, un controllo su chi fa troppe assenze ingiustificate.
E’ questo il curioso effetto della crisi per la multinazionale americana che ha la sede europea a Comerio: l’annuncio di un ritorno ai vecchi ritmi, che sostituiscono i tempi dei contratti siglati nel 2002. Contratti che allora furono siglati come innovativi, ma che erano nati sotto tutt’altra stella.
«Quei contratti sono stati realizzati quando c’era da sopperire a una richiesta di un milione di pezzi in più» precisa Gaetano Bartolone, responsabile delle relazioni industriali non solo di Cassinetta ma della Whirlpool Europe in generale, che aveva siglato anche quell’ormai antico contratto: «Ora lo scenario è profondamente diverso».
Uno scenario che ha creato esuberi in tutta Europa nel settore, e che in Whirlpool si traduce nella mobilità “soft” per 330 persone, di cui 280 nel sito di Cassinetta. Una mobilità già concordata l’anno scorso e tradotta in pratica per le sedi varesine con i sindacati a fine settembre, che prevede per i lavoratori coinvolti (come è già avvenuto in altri casi) un “accompagnamento” alla pensione fatta con integrazioni all’indennità di mobilità della durata di tre anni.
Per rilanciare il sito di Cassinetta, «Che ha perso in produzione un milione di pezzi all’anno: è sceso infatti dalla cifra record di 2,8 milioni di pezzi agli 1,8 scarsi del presente» come spiega il vicepresidente per le operazioni industriali Davide Castiglioni, Whirlpool vuole dare una stretta ai costi che vada oltre al concetto degli esuberi: che nel linguaggio della multinazionale si chiama “razionalizzazione” e cambierà innanzitutto gli orari di produzione.
«Si punterà a rendere maggiormente flessibile la prestazione della fabbrica con la riorganizzazione degli orari di lavoro – spiega Bartolone – Si passerà da 6 a 5 giornate lavorative, con un orario che va dalle 6 alle 13.15 e dalle 13.15 alle 20.30, rendendo così la struttura dell’orario più competitiva. Fino ad ora invece l’azienda è aperta anche il sabato: considerato i volumi di produzione, si tratta di un costo inutile».
Tra le parti da razionalizzare ci sono anche «Il trasporto delle maestranze, la riorganizzazione del servizio ristorazione e la terziarizzazione di alcuni servizi centrali» cioè rivedere i costi del trasporto interno delle mense e di servizi come quello dell’amministrazione paghe. E, ultimo ma non ultimo, anche «Il contrasto dell’assenteismo» con lo scopo di migliorare il rapporto tra ore retribuite e ore prestate. «L’assenteismo medio a Cassinetta è dell’8,5% contro il tasso medio del 4,5 % – prosegue Bartolone – Considerato che ogni punto in più di assenteismo costa all’azienda 300mila euro, una maggiore attenzione alla questione diventa importante. Intendiamoci: nell’assenteismo non si comprendono ferie, maternità o aspettativa per malattia. Ma ci sono molti permessi non retribuiti e assenze ingiustificate all’interno delle quali ci sono importanti margini di recupero».
Naturalmente, alle misure di contenimento dei costi l’azienda americana si accosta anche una grande ristrutturazione in senso innovativo della fabbrica, punto fondamentale del rilancio di Cassinetta: «Che già nel corso di questo anno ha cambiato pelle – Precisa Castiglioni – Solo la
nuova linea di produzione dei forni Minerva ha richiesto più di 30 milioni di euro in investimenti. La fabbrica, dopo la chiusura estiva, è cambiata completamente e il reparto del forno a induzione è di fatto una fabbrica nuova. Perchè questo piano di ristrutturazione non è semplicemente la riduzione dei trasporti interni. Passa attraverso l’innovazione del prodotto e dei processi che lo formano, e soprattutto in un cambio di mentalità»
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