Scuole, la protesta irrompe in consiglio: “Vergogna!”
Un centinaio di genitori di studenti della “IV Novembre” di San Fermo a Palazzo Estense con cartelli e striscioni. Ma il consiglio non raggiunge il numero legale: in aula è il caos
Salta il consiglio comunale di Varese tra le urla dei cittadini di San Fermo che non vogliono la chiusura della loro scuola. L’assemblea di Palazzo Estense non aveva all’ordine del giorno la discussione della razionalizzazione scolastica. Eppure in giornata il passa parola tra i genitori della IV novembre, scuola “a rischio” del rione di San Fermo non lasciava dubbi: “Stasera al consiglio faremo sentire la nostra voce”. E così è stato, ma con un finale inaspettato.
Il primo atto della serata ha visto un centinaio di persone, tra cui anche diversi bimbi imbacuccati per via del freddo pungente, schierato fuori dai portoni del palazzo comunale con cartelli, adesivi, striscioni. Erano le 20.45 e addirittura gli autobus di linea hanno dovuto fare la gimcana per evitare l’assembramento su via Sacco, che puntuale si è tradotto in consiglio comunale.
Una volta dentro, si è respirata subito un’aria strana, da fuoco sotto la cenere, ed è cominciato il secondo atto di quello che è diventato uno spettacolo, con grida, urla, facce sbigottite, qualche lacrima per la commozione.
Dietro i banchi dei consiglieri, infatti, separati dal cordone, stavano decine e decine di cittadini di San Fermo, che piuttosto compostamente esponevano i loro cartelli contro la chiusura della scuola. Tra gli scranni del consiglio, il vociferare dei consiglieri; tanti i buchi nello schieramento della maggioranza, con sedie vuote. Più volte il pd Mirabelli ha chiesto l’inizio dei lavori. Poi, verso le 21.15, l’uscita dall’aula di parte dell’opposizione. Conti alla mano: 17 presenti, su di un numero legale che deve essere di 21 per far iniziare i lavori. La molla è carica. Infatti appena appresa la notizia del rinvio di assemblea, dal pubblico si è lavato un urlo: “Ver-go-gna, ver-go-gna” seguito da battimani, fischi e “Di-miss-sio-ni, dimissioni!”. I cittadini di San Fermo sono andati avanti parecchio con cori e grida. Un paio di volte la polizia locale si è frapposta tra il pubblico e i consiglieri, che hanno cercato di placare gli animi. Troppo tardi: la protesta, che doveva essere simbolica e concludersi con la “foto di rito” dei fogli A4 alzati e scritti a mano, ha contagiato il consiglio ed è esplosa trascinata dalla disperazione di molte persone convinte di poter chiedere risposte alla politica.
Il primo atto della serata ha visto un centinaio di persone, tra cui anche diversi bimbi imbacuccati per via del freddo pungente, schierato fuori dai portoni del palazzo comunale con cartelli, adesivi, striscioni. Erano le 20.45 e addirittura gli autobus di linea hanno dovuto fare la gimcana per evitare l’assembramento su via Sacco, che puntuale si è tradotto in consiglio comunale.
Una volta dentro, si è respirata subito un’aria strana, da fuoco sotto la cenere, ed è cominciato il secondo atto di quello che è diventato uno spettacolo, con grida, urla, facce sbigottite, qualche lacrima per la commozione.
Dietro i banchi dei consiglieri, infatti, separati dal cordone, stavano decine e decine di cittadini di San Fermo, che piuttosto compostamente esponevano i loro cartelli contro la chiusura della scuola. Tra gli scranni del consiglio, il vociferare dei consiglieri; tanti i buchi nello schieramento della maggioranza, con sedie vuote. Più volte il pd Mirabelli ha chiesto l’inizio dei lavori. Poi, verso le 21.15, l’uscita dall’aula di parte dell’opposizione. Conti alla mano: 17 presenti, su di un numero legale che deve essere di 21 per far iniziare i lavori. La molla è carica. Infatti appena appresa la notizia del rinvio di assemblea, dal pubblico si è lavato un urlo: “Ver-go-gna, ver-go-gna” seguito da battimani, fischi e “Di-miss-sio-ni, dimissioni!”. I cittadini di San Fermo sono andati avanti parecchio con cori e grida. Un paio di volte la polizia locale si è frapposta tra il pubblico e i consiglieri, che hanno cercato di placare gli animi. Troppo tardi: la protesta, che doveva essere simbolica e concludersi con la “foto di rito” dei fogli A4 alzati e scritti a mano, ha contagiato il consiglio ed è esplosa trascinata dalla disperazione di molte persone convinte di poter chiedere risposte alla politica.
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