Siamo detenuti e poeti. Siamo una banda a mano libera
Un progetto nato all'interno del carcere dei Miogni. Poesia, pittura e fotografia per gettare un ponte verso l'esterno

Le poesie della «Banda» servirebbero molto a quelli che stanno «fuori». Li aiuterebbe a non precipitare da quel ponte, perché l’essenzialità delle parole «detenute» rimette nel giusto ordine la gerarchia dei nostri bisogni. «Il laboratorio di poesia – ha spiegato Ombretta Diaferia di Abrigliasciolta che ha curato il progetto editoriale – è stata una marcia delle regole che i ragazzi hanno imparato a rispettare».
«La poesia abita in ognuno di noi» ha detto Ciro, visibilmente emozionato. Mentre due giovani detenuti marocchini hanno affidato la loro integrazione alle «voci in canto». «Dono» è stata la parola che ha risuonato più delle altre nella sala degli Affreschi. A volte in modo retorico, a volte sincero. «Ho cercato di intrigarli con la mia arte – ha detto Sandro Sardella, responsabile del laboratorio di pittura – alla fine sono rimasto intrigato io».
Portare un laboratorio di fotografia in un carcere è un’impresa ardua: Miriam Broggini, Marco Guariglia e Riccardo Ranza, tra mille difficoltà oggettive, ci sono riusciti. «È un’esperienza che ci ha portato a riflettere molto sul nostro lavoro – ha commentato il fotoreporter Riccardo Ranza – e quindi sulla fotografia come messaggio e racconto interiore». Le guardie carcerarie «la cui collaborazione è stata fondamentale per la realizzazione del progetto» hanno seguito con discrezione l’intera giornata.
A liberare le parole contribuisce anche la pubblicazione "Liberi di scrivere" realizzata dai detenuti dei Miogni e diretta dalla volontaria Gabriella Tansini.
A liberare le parole contribuisce anche la pubblicazione "Liberi di scrivere" realizzata dai detenuti dei Miogni e diretta dalla volontaria Gabriella Tansini.
Aprire il carcere è un’operazione dovuta e necessaria. La presenza nella sala dell’assessore comunale Gregorio Navarro, del preside dell’Isis Giuseppe Carcano, della docente Lella Iannaccone, di Antonella Bonopane, responsabile provinciale di Libera (che insieme a Coop Lombardia ha partecipato al progetto), di Francesco Maresca, consigliere comunale del Pd, dell’attore Metello Faganelli e di tanti altri, è un segnale importante per i detenuti della casa circondariale di Varese.
«Noi continuiamo a esserci e a lavorare. Qui non cadono calcinacci» ha concluso Maria Mongiello.
«Noi continuiamo a esserci e a lavorare. Qui non cadono calcinacci» ha concluso Maria Mongiello.
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