Un Carnevale più lontano dal cuore di Busto
Salvata "in corner" la situazione grazie a MalpensaFiere che ospiterà le "officine" dei carri. Saranno sempre quelli "storici" della Famiglia Sinaghina, ma arriveranno da fuori città
Quanto è lunga la strada per tornare a sorridere, a sbeffeggiare tutto e tutti come è nella tradizione del Carnevale. Una festa che vuole rovesciare l’ordine delle cose, non solo i sacchetti di coriandoli; e in cui un tempo i poveri diavoli si vestivano da "sciur" e simbolicamente, una volta l’anno, si faceva una sorta di rivoluzione, quasi… ad esorcizzarla.
Busto Arsizio, città attaccata alle sue tradizioni antiche e moderne, non perderà il suo bravo Carnevale, fatto di allegorie, maschere moderne che sembrano antiche (Tarlisu e Bumbasina) e cartelli dialettali più o meno salaci, ma dovrà scarpinare non poco per riportarlo in centro. Infatti, l’ottimo Google Maps alla mano, i nuovi capannoni concessi da MalpensaFiere si trovano ad oltre tre chilometri e mezzo dal viale della Gloria; più del doppio della distanza che separa il centro cittadino dall’attuale "sede operativa" degli allegri carri carnevaleschi in piazza Leone XIII, a Sacconago. Fatti due conti, li aspetta una trasferta almeno quadrupla. A voler seguire passo passo il corteo, ci sarà di che farsi venire il mal di gambe. Poco male: "coprirà" anche zone di Busto che fin qui non lo vedevano passare, per la gioia soprattutto dei bambini, debitamente agghindati con i più improbabili costumi e "armati" di stelle filanti e colorati spray.
Il Comune, dopo le vigorose uscite sui quotidiani del "patron" Giovanni Sacconago, si è infine mosso, salvando le proverbiali capra e cavoli: Malpensafiere era lì con i suoi spazi, ampi e non sempre utilizzati secondo le possibilità. Benchè le fiere che ospita abbiano in genere un buon successo di pubblico, sul suo futuro è da tempo acceso il dibattito. Ora, accanto alle idee sul cinema o altre più in linea con la funzione della struttura, arriva il deposito dei Carri di Carnevale. I soliti maligni diranno che tanto, comunque vada a finire, paga sempre Pantalone.
Tuttavia, considerando che dietro quei carri c’è da 35 anni il lavoro dei volontari coordinati dalla Famiglia Sinaghina, l’"esilio" al "profondo Nord" di Sant’Anna, determinato dallo stato deplorevole dei capannoni di Sacconago, un po’ spiace. Il "giro" dei carri sarà insomma un (bel) po’ diverso, e più lungo rispetto al solito: vorrà dire che il Tarlisu, quando gli si chiederà di prendere la parola a mo’ di sindaco per un giorno, si lamenterà, stavolta… per i calli.
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