La sezione distaccata di Gallarate serve ancora?
È Themis, la rivista di cultura giuridica diretta da Roberto Porrello, a "osare" porre la questione
Serve ancora la sezione distaccata del tribunale di Gallarate? La domanda può suonare provocatoria, ma è di buonseso alla luce della situazione data. A porla nero su bianco è Themis, la rivista giuridica diretta dall’avvocato bustocco Roberto Porrello (nella foto), nel quarto numero presentato mercoledì ai colleghi della stampa. Sì, perchè Porrello è anche giornalista ed ha già alle sue spalle ben dieci anni alla direzione della rivista degli avvocati Exart.
L’irrazione distribuzione delle sedi giudiziarie sul territrio nazionale è una croce per l’amministrazione della giustizia, con inevitabili sprechi e assurdità, tribunali cronicamente sottodimensionati e in arretrato, e così via, altri pletorici. I costi sono altissimi e si rischia al tempo steso la paralisi processuale, riconosce Porrello nel "pezzo" d’apertura, al di là della singola questione di Busto e Gallarate. Lo scopo della domanda non è imporre un’agenda, ma impostare una questione: ha senso che due tribunali siano distanti cinque chilometri in linea d’aria? Ha senso che la sede distaccata abbia tecnicamente sotto di sè 23 Comuni, inclusa l’area di Malpensa, autentica fucina di procedimenti penali, mentre la sede centrale di Busto ne ha 9? Ha senso quando separazioni e divorzi, fallimenti, tribunale del lavoro e quant’altro si sbrigano a Busto Arsizio, togliendo a Gallarate il 70% del carico che le competerebbe? Ha senso quando a Gallarate c’è un’unica persona addetta alla cancelleria penale, a rischio di paralizzare tutto alla minima assenza giustificata? Domande che cadono in un momento in cui di Procura bustese e dintorni si torna a parlare con cognizione di causa, il momento non è dei più facili. Busto è ormai famigerata per i magistrati: il carico di lavoro è pesante, gli organici inadeguati, i pm "in fuga" ai quattro venti, i concorsi deserti.
Quello delle sedi giudiziarie non è l’unico argomento del numero di Themis, naturalmente. Porrello segnala anche, fra i vari punti toccati, un focus con vari interventi destinato alla stampa, il cui rapporto con gli avvocati e la giustizia in genere è tanto indispensabile alla pubblica informazione quanto non sempre facile. Numerose le collaborazioni di rilievo anche in questo numer, il primo che sarà offerto in abbonamento agli avvocati, mentre i primi tre erano stati diffusi a titolo gratuito, con un investimento considerevole. Avvocati civilisti e penalisti, giudici, giornalisti (anche svizzeri, per una visuale "dall’esterno" del mondo della stampa italiana in crisi di credibilità) si alternano nelle considerazioni sullo stato presente di un servizio fondamentale per i cittadini, ma che, appunto visto "da fuori", sembra avvitarsi su se stesso, nella mancanza di risorse, di chiarezza, di sbocchi concreti alle esigenze della società. L’obiettivo della rivista è appunto gettare un ponte fra il mondo della giustizia e la società civile: e porre anche qualche domanda non banale.
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