Torneranno i prati di una volta
Il progetto finanziato si propone di studiare e ripristinare alcuni pascoli magri caratteristici dei versanti esposti al sole e su pendii rupestri

I prati magri, anche detti brometi, caratterizzavano un tempo le pendici dei monti prealpini, destinate a pascolo e a prati da fieno. Queste zone, minacciate dalla progressiva avanzata di arbusti e cespugli, sono caratterizzate da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare a livello continentale.
Lo studio realizzato ha la supervisione scientifica dell’Università di Milano Bicocca e dell’Università dell’Insubria di Varese. Il lavoro svolto dall’equipe di botanici e naturalisti coinvolti nel progetto è stato indirizzato a monitorare la vegetazione, gli insetti e la fauna vertebrata che vive nell’ambiente preso in esame.

L’indagine si è concentrata nelle aree della Val Buseggia (Cittiglio) e del Monte Sangiano (Caravate) e descritte per inclinazione, esposizione e quota da dati GPS. In alcuni lotti verranno condotte le prime prove di decespugliamento finalizzate al recupero di aree particolarmente invase dagli arbusti. Lo studio ha anche lo scopo di monitorare i cambiamenti indotti dalle operazioni di sfalcio su fauna e vegetazione e individuare di conseguenza i metodi di gestione più appropriati.
Attualmente è in corso la fase di catalogazione degli esemplari riscontrati per definire un quadro preciso dello stato di conservazione delle aree erbose e il grado di connessione tra i diversi appezzamenti di prato magro dispersi nel territorio. E’ già possibile anticipare che la specie di invertebrati più rappresentati è quella dei lepidotteri (farfalle), con 38 tipi rilevate nelle sei aree di studio. I prossimi dati forniranno il numero di specie che interessano coleotteri e ortotteri che popolano ancora i prati magri della Valcuvia.
Anche alcuni rettili, uccelli e mammiferi trovano un ambiente adatto al proprio foraggiamento o riproduzione nei prati magri. Vipera, ramarro, allodola, pipistrelli, lepre, caprioli e mufloni, ma l’elenco potrebbe continuare a lungo, sono solo un esempio di specie per le quali le praterie su suolo calcareo svolgono una funzione fondamentale per la loro esistenza.
La Giunta esecutiva recentemente insediata sta portando avanti con impegno e determinazione le diverse iniziative già avviate delle due precedenti Comunità Montane. “Il progetto per la tutela dei prati magri, così come quello per la salvaguardia della razza autoctona della Nera di Verzasca, ha lo scopo di valorizzare l’ambiente naturale e il ripristino delle attività della tradizione contadina, due elementi fondamentali per la difesa della biodiversità” commenta Marco Magrini Presidente della Comunità Montana Valli del Verbano.
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