Bergamaschi: “La sanità è anche questione di fiducia e rispetto”

Il direttore generale dell'azienda ospedaliera Bergamaschi interviene nel dibattito sul PS del Circolo, ringraziando la nostra community per l'importante dibattito

Il direttore dell'Azienda ospedaliera di Varese Walter Bergamaschi

Desidero intromettermi anche io fra i commenti alla notizia data da Alessandra Toni (che ricorda, per contrapasso, la parabola del buon samaritano), per esprimere un ringraziamento, una riflessione e, forse, anche un ‘sogno’ adatto ad una notte di pieno inverno, vicina al Natale
Il ringraziamento va in particolare alla community di Varese News che certamente non si può, ne si è mai potuta, considerare ‘inchinata’ di fronte alla direzione dell’ospedale per la capacità che ha avuto in questa, ma anche in altre circostanze, di esprimere un pensiero autonomo, consapevole e attento. I commenti alla notizia avrebbero potuto lasciarsi prendere la mano dalla demagogia e dal qualunquismo abbandonandosi in facili invettive.
Al contrario, è stato posto da molti il tema della dignità di chi lavora e del suo diritto ad essere rispettato che va tutelato quanto quello dei cittadini di ricevere cure adeguate e tempestive in un pronto soccorso. I diritti non si possono confrontare ma si devono garantire e, come direttore generale, mi sento di dover rispettare e ringraziare ogni giorno il nostro personale che opera in quella zona di frontiera clinica e umana che è il pronto soccorso.

Per quanto riguarda la riflessione, ad un livello più immediato essa è legata al paradosso della vittima che si avventa contro il proprio soccorritore e al rischio a cui ci espone il deserto di relazioni umane che in essa si concretizza. Più in profondità, avverto la necessità assoluta di recuperare la dimensione della comprensione e della tolleranza, da cui provengono il rispetto e la capacità di riconoscere e correggere anche i propri errori. Sentimenti, comprensione e tolleranza, che affondano le radici nella corretta assunzione di responsabilità del proprio ruolo di medico, di infermiere o operatore sanitario e anche di paziente.

Mi sembra che, pur con tutti i limiti e le difficoltà del caso, tutto l’ospedale ed il personale del PS in particolare, stia dando prova di responsabilità nell’ assumersi l’impegno di migliorare la capacità di accoglienza, assistenza e di ricovero dei pazienti urgenti. Senza nascondere i propri errori ma utilizzandoli per rimettere in discussione abitudini consolidate: un ospedale cui affidare la propria salute non deve celare le sue ‘debolezze’ ma analizzarle ed affrontarle sapendo di poter contare sul rapporto di fiducia con i suoi pazienti. 
Oltre alle statistiche che arrivano sul mio tavolo, mi sembra di poter dire che questo impegno di tutti per il miglioramento continuo stia cominciando a radicarsi all’interno come modalità di lavoro e venga percepito dai nostri pazienti.

Infine, concludo con  un sogno: che ciascuno di noi possa ricevere in dono un apparecchio capace di pesare e rimodellare le parole. Definire il Pronto Soccorso ‘Guantanamo’ e, allo stesso modo, ‘hotel a 5 stelle’, significa creare una frattura invisibile, ma profonda e tagliente, fra la realtà e la sua rappresentazione. Il pronto soccorso e’ un luogo complesso dove si devono poter concentrare con grande tempestività tutte le energie umane, cliniche e tecnologiche necessarie per poter affrontare in modo adeguato un bisogno di salute urgente. Un luogo nel quale l’alleanza, la fiducia e la collaborazione fra pazienti e operatori sanitari fa parte del successo della cura stessa. Continuiamo a parlarne, partendo da qui.

Grazie dell’ospitalità e buon Natale a tutti i vostri lettori.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Dicembre 2009
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