“Gli anni di piombo sono finiti”
Il pacco bomba dell’Università Bocconi di Milano riporta alla memoria gli Anni Settanta. Sandro Provvisionato (Tg5) e Concetto Vecchio (Repubblica) hanno messo a confronto i due momenti storici
Il pacco bomba contenente 2 kg di dinamite, piazzato all’interno dell’Università Bocconi a Milano, riporta alla memoria vecchi scenari anche se il contesto, rispetto agli Anni Settanta, è profondamente diverso. Oggi c’è una grave crisi economica, c’è la ricerca spasmodica di un lavoro fisso ed un guadagno possibilmente regolare e le ideologie si sono frantumate. Abbiamo chiesto a due giornalisti, Concetto Vecchio di “Repubblica” e Sandro Provvisionato del Tg5, che hanno studiato e raccontato gli anni di piombo in Italia, se oggi stiamo correndo lo stesso pericolo.
Si può fare un parallelismo fra le generazioni degli anni 70 (gli anni violenti e sanguinosi del terrorismo) e questa generazione?
«(Vecchio) Sono due epoche molto diverse. Nel caso della generazione che ha vissuto il 1977 c’è una generazione che aveva speso la propria esistenza per la politica, dentro la grande utopia ideologica degli anni ’60 e ’70. Oggi troviamo una generazione liquida, come dice Bauman, che vive in un presente economicamente incerto, privo di punti di riferimento. La caratteristica di questa generazione è di essere, in qualche modo, nuda di fronte alle dure sfide del presente».
Sia nel 1977 che in questa generazione c’è carenza di sbocchi lavorativi e la mancanza di garanzia occupazionale date dal titolo di studio. Non può essere questa una similitudine fra le due generazioni?
«(Vecchio) Questo è vero solo in parte. È vero che, soprattutto nella seconda metà degli anni 70, c’era una crisi strutturale e, l’enorme afflusso all’Università che il 68 aveva provocato, non garantiva lavoro per tutti. Ma era una crisi congiunturale, momentanea. Era un passaggio inevitabile verso un’occupazione più stabile. Soprattutto il precariato, era un precariato a termine. La congiuntura economica attuale si è talmente cristallizzata che un giovane rischia di rimanere precario a vita».
Possiamo star tranquilli per quanto riguarda il terrorismo come è accaduto negli anni di piombo?
«(Provvisionato) Stare tranquilli, in questo paese, è sempre un’affermazione un po’ grossa. Direi che non c’è più il terreno di coltura, non ci sono più le ideologie. Quindi, è difficile oggi praticare il marxismo leninismo. Pavento, invece, più un pericolo a livello di rabbia sociale, di qualcosa di disorganizzato, qualcosa che può esplodere. Perché la crisi morde forte in alcuni settori. L’esasperazione può portare, magari in piccole frange, a gesti estremi. Credo che il terrorismo così come lo intendiamo, quello degli anni di piombo, sia finito».
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