Quando a fare scandalo fu il pezzo sui musulmani
Il tema era sempre la religione, in quel caso lo scontro di civiltà, sempre per un articolo uscito su un giornalino scolastico. Due casi emblematici e speculati a confronto
A fare scandalo è la censura a scuola: di crocifissi si può scrivere sui giornalini scolastici, a patto di restare nel sentire comune e "politicamente corretto". Ossia che Dio ce li ha messi, guai a chi li tocca. Se si va contro quella impostazione, ad esempio approvando una decisione giuridica come ha fatto Marco Corso su "La Voce degli Studenti", l’articolo sparisce. Stavolta è andata così. Un anno e mezzo fa, però, a scatenare una bufera era stata la pubblicazione, integrale e tutt’altro che censurata, di un articolo su un giornalino scolastico, "Le voci dell’intervallo", in un altro istituto superiore bustese, il liceo classico Crespi.
Un giovanissimo studente dell’istituto aveva scritto il suo pezzo, titolato "I musulmani ci mangeranno tutti", che attingeva a piene mani alla propaganda sull’"Eurabia" partorita dalla destra neoconservatrice americana e dai suoi discepoli europei, in testa la defunta Oriana Fallaci. In particolare, come rilevava un nostro attento lettore nei commenti alla vicenda, il ragazzo aveva citato buona parte di un articolo de "Il Giornale" a firma del regista Renzo Martinelli, lo stesso de "Il mercante di pietre", parabola sul terrorismo di matrice islamista, e dell’ultimo "Barbarossa" tanto caro alla Lega Nord.
È paradossale confrontare le due vicende, emblematiche e speculari. È salutare, anche, perché pone degli interrogativi a tutti, anche a chi scrive. Ha senso lamentarsi oggi per la censura di uno scritto quando in precedenza ci si è indignati perchè qualcosa era stato pubblicato? Non si stanno applicando due pesi e due misure, "giustificando" indirettamente censure altrui? Di fronte a questa obiezione insidiosa, che viene dal profondo della coscienza, non resta che sfoderare l’arma del diritto di critica. Considerare "pari" l’uno e l’altro scritto, in una malintesa par condicio, vorrebbe dire abbracciare proprio quel relativismo che da più parti si condanna. Parliamo di quell’atteggiamento di "va bene comunque, va bene tutto", che si vuole rimpiazzare con l’adesione a valori comuni cui tutti devono attenersi – o adeguarsi, se vengono da società o eredità ideali di segno diverso.
Proprio la mentalità da "par condicio" è stata a nostro parere la matrice di molto di quel nichilismo etico che si contesta alla società odierna. Perchè lo scenario delle opinioni obbligatoriamente contrapposte si fa guerra: e in guerra, lo disse memorabilmente un senatore americano, Hiram Warren Johnson, la prima vittima è sempre la verità. Non solo: aggiungiamo, sulla scorta di un Marco Travaglio, che quando ci si affronta a colpi di opinioni, a sparire, seppelliti sotto le parole e le urla, sono i fatti.
Non permettiamolo. Teniamoci le nostre idee, lasciamo che gli altri espongano le loro.
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