“Una notte a Fiumicino, come un clochard”

L'odissea di Giorgio Merletti, vice presidente di Confartigianato bloccato dal maltempo all'aeroporto romano. Insieme ad altri passeggeri, tra cui molti bambini, ha dormito sui sedili della sala d'attesa

“Ho dormito come un clochard sulle panchine dell’aeroporto di Fiumicino. Non voglio raccontare questa storia perché il mio è un ruolo privilegiato e mi sento ferito nell’orgoglio. Anzi, ho voluto viverla fino in fondo questa odissea, volevo vedere fino a che punto si può arrivare”.
Giorgio Merletti, vice presidente di Confartigianato (nella foto), ha passato la notte all’aeroporto di Fiumicino, cercando di dormire tra i sedili nelle sale d’attesa, la ventiquattrore sotto la testa e la giacca come coperta. “In mezzo ai bambini che dormivano sulla moquette sporca dell’aeroporto. Davvero una tristezza. Abbiamo fatto una figura penosa con gli stranieri”.
Merletti è partito lunedì 21 dicembre alle 3 del pomeriggio da Linate destinazione Roma per firmare un accordo sull’apprendistato professionalizzante (accordo che, tra l’altro, non è stato siglato); è tornato a casa, a Varese, alle 3 del pomeriggio del giorno successivo, dopo aver passato la notte in aeroporto e aver tentato inutilmente di prendere il Freccia Rossa per tornare a Milano.
”Lo racconto con il sorriso sulle labbra – dice – perché è inutile viverla diversamente. Giusto indignarsi, anche arrabbiarsi ma solo perché quando c’è un’emergenza come quella della neve che blocca gli aeroporti, quanto meno si dovrebbe preparare un piano d’emergenza per far vivere nel miglior modo possibile il disagio che non si può evitare. Ecco: questo a Fiumicino, come in altri aeroporti, non è accaduto. Non si possono lasciare i bambini a dormire per terra. Certo, i passeggeri in transito potevano andare a riposare in albergo ma tutti gli altri sono rimasti lì ad aspettare, non si sa bene che cosa”. Già perché gli aerei non partivano, atterrare agli aeroporti di Linate e Malpensa era impossibile e quindi il destino dei passeggeri era affidato al “cielo”, nel senso letterale del termine.
”Al mattino – racconta ancora Merletti – ho chiesto cosa fare, e dopo aver fatto ben 4 carte d’imbarco, mi hanno consigliato di prendere un volo diretto a Torino. Alle 7.10 sono partito, poi ho preso un taxi per Porta Nuova intenzionato a salire sul Freccia Rossa per arrivare a Milano. Alla biglietteria mi sono sentito rispondere che il treno del mattino partiva alle 8.40 e non ce n’erano altri. Ho preso allora un regionale che è partito con un’ora di ritardo sono arrivato a Milano nel primo pomeriggio e da lì sono andato a Linate per riprendere la macchina che avevo lasciato il giorno prima. Sono rientrato a Varese alle 3 del pomeriggio del giorno dopo”.
Un’odissea che Merletti ha vissuto con serenità. E si è tolto anche una piccola soddisfazione:”A Fiumicino, in attesa insieme a tutti noi, c’era l’onorevole Speroni. Avrei voluto dirgli un paio di cose ma mi è sfuggito. Avrà vissuto i disagi in maniera diversa, avrà magari dormito in albergo ma la gente sdraiata per terra l’ha vista anche lui come me. E speriamo che abbia fatto una piccola riflessione”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Dicembre 2009
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