Al gelo sul Treno della Memoria: nei vagoni anche due studentesse gallaratesi

Una docente dell'IPC Falcone aveva accompagnato due alunne ad Auschwitz, su un treno che ha toccato i meno 23°C. Un'esperienza pericolosa: «Ma porteremo un ricordo più grande»

C’erano anche una docente e due alunne dell’IPC di Gallarate, sul treno della memoria che tanti disagi ha provocato agli studenti di ritorno da un viaggio ad Auschwitz. Questo viaggio, organizzato per il sesto anno da Cgil e Cisl lombarde, è finito agli "onori delle cronache" per i gravi disagi provocati ai passeggeri, principalmente studenti, lavoratori e pensionati.

Per gran parte del viaggio di ritorno il treno, gestito da Trenitalia, è rimasto senza riscaldamento, a -16°C, in alcuni punti anche -23°C. Treno immobile, con acqua ghiacciata o bagni non funzionanti, già subito dopo il confine con la Repubblica Ceca, un’altra interminabile sosta in Slovacchia. Ghiaccio sul pavimento, sistema antipattinamento dei binari compromesso. I pochi vagoni con un minimo di riscaldamento ospitano tutti, contenendo fino a sette persone in scompartimenti da tre.

«Ci sono stati rischi reali» racconta la professoressa Luisa Santoro, che ha accompagnato le studentesse Isabella e Antonia durante il viaggio, «Ma non vogliamo che questo passi in primo piano rispetto all’importante esperienza che abbiamo vissuto».

I disagi quindi ci sono stati, «E Trenitalia dovrà prendersi le sue responsabilità», spiega la docente, «Ma non sarà questo il ricordo che ci porteremo da questa esperienza».

Effettivamente questo viaggio ad Auschwitz all’IPC Falcone è costato molti soldi, e molto impegni. In tempo di crisi, per le scuole, non è facile organizzare attività di questo tipo, ma l’Istituto ha creduto molto in questo progetto. Durante l’anno tutti i ragazzi sono stati coinvolti in un concorso, che ha chiesto loro di interpretare il tema del viaggio con particolare riferimento allo sterminio nazista. I migliori sono stati premiati con un viaggio, in una giornata di sensibilizzazione al Gassman e tutti hanno potuto parlare con due sopravvissuti dei campi di concentramento, ospiti della scuola.

Il viaggio è solo il punto più alto di questo percorso: «Un’esperienza toccante», racconta Santoro, «Mi ricordo il silenzio assoluto, una cosa che accade raramente con delle scolaresche. Tutti hanno percepito con chiarezza la sacralità del luogo». Proprio la maturità dimostrata dai ragazzi in questo viaggio, li ha spinti a non lamentarsi troppo per le condizioni effettivamente difficili del ritorno: «Nessuno, almeno per quel che ho visto io, ha mai alzato i toni della polemica. In fondo arrivavamo da un’esperienza che ci ha fatto capire molto, ed ho visto tutti profondamente pacati».

Un’esperienza quindi che, nonostante le polemiche, la prof.ssa Santoro vorrebbe ripetere: «Tutto il percorso vissuto dai ragazzi è stato straordinario. Porterò con me un ricordo di questo viaggio, ed è stato fantastico per gli studenti: non amano la storia, ma quando l’hanno toccata con mano hanno recepito un messaggio importante per il nostro futuro».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Gennaio 2010
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