Anoressia e bulimia, “il Governo Intervenga con una legge ad hoc”

È quanto emerso nel corso dell’incontro del Comitato scientifico di Villa Miralago

Istituire una Commissione ministeriale di esperti, dar vita ad un “osservatorio” epidemiologico italiano, realizzare una rete regionale – Regione per Regione – di servizi, soprattutto considerare la riabilitazione come una vera e propria terapia e inserirla fra quelle tutelate sotto ogni punto di vista dal sistema sanitario nazionale.
Il Comitato scientifico di Villa Miralago – il centro per la cura dei disturbi alimentari che ha sede a Cuasso al Monte ed è il più grande in Italia nel campo delle terapie di recupero – ha dato la propria piena approvazione al testo di una mozione che dodici senatori hanno da poco depositato nell’aula di Palazzo Madama, impegnandosi a sostenere con contributi scientifici l’azione dei parlamentari che intendono chiedere che una legge riconosca anoressia, bulimia e obesità come malattie sociali. A sostenere la richiesta che parte dal mondo medico c’è un dato impressionante. L’anoressia e la bulimia nervose rappresentano, oggi, la prima causa di morte per malattia nella popolazione femminile fra i 12 e i 25 anni.
Non è il solo dato clamoroso che emerge dall’incontro di stamani convocato a Cuasso per definire un nuovo programma scientifico di intervento, cura e recupero delle patologie correlate ai disturbi del comportamento alimentare. Patologie – ecco l’altra novità – che sono sempre più frequenti fra le giovanissime (cioè in un’età inferiore ai 14 anni) e sempre più maschi finiscono nel gorgo di anoressia e bulimia. A dare un occhi alle statistiche c’è da rabbrividire: mentre fino alla fine degli anni Novanta i fenomeni colpivano ceti economicamente benestanti (l’anoressia era la “malattia delle principesse”) oggi non esistono confini di classe e di ceto. L’età si abbassa paurosamente sempre più nell’imitazione dei falsi modelli presentati da certe trasmissioni televisive e, dall’altro lato, si assiste anche ad un progressivo aumento di gravi disturbi alimentari negli over 40, indistintamente maschi o femmine. Anche una ricerca territoriale sulla maggiore diffusione dei disturbi non avrebbe senso: «Il fenomeno è presente in Lombardia come in Sicilia – ammette la dottoressa Laura Dalla Ragione, psichiatra e responsabile dei centri per la cura dei disturbi alimentari di Todi e Città delle Pieve e che fa parte del Comitato scientifico di Villa Miralago – nelle città come nei più piccoli centri. E questo rappresenta la grande differenza rispetto solo ad un decennio fa».
Contro questa subdola malattia che colpisce per i più diversi motivi, oggi esistono in Italia solo sette centri per il recupero. Pochi, troppo pochi rispetto alle esigenze (si calcola che i soggetti che soffrono di disturbi alimentari siano oltre 2 milioni in Italia) anche perché costringono molti ospedali nei quali questi disturbi vengono affrontati con terapie d’emergenza a svolgere anche un servizio di lungodegenza, certo non adatto alla struttura ospedaliera. E’ da queste premesse che il Comitato scientifico di Villa Miralago ha preso oggi le mosse per definire un percorso nuovo (sia di carattere medico sia come strategia di comunicazione) che vedrà un primo sbocco in un Convegno internazionale che si terrà in provincia di Varese nel mese di maggio. Un’occasione per presentare le più recenti strategie messe in campo non solo per affrontare l’emergenza di un disturbo alimentare ma, soprattutto, per garantire un sicuro percorso di recupero.

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Pubblicato il 16 Gennaio 2010
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