Carcere al collasso, gli agenti scrivono al ministro
I rappresentanti sindacali di Polizia Penitenziaria si rivolgono alle istituzioni: «La casa circondariale cade a pezzi. Problemi per la sicurezza degli operatori»
Esasperati, scrivono al ministro della Giustizia, ai responsabili del dipartimento di Amministrazione penitenziaria, ai parlamentari e ai consiglieri regionali varesini. Dopo aver denunciato più volte la situazione critica nella Casa Circondariale varesina, i rappresentanti sindacali degli agenti di Polizia penitenziaria (Cisl-Fns / Uil-Pa / Sappe / Osapp) hanno preso in mano carta e penna e hanno deciso di descrivere nel dettaglio le condizioni in cui vivono detenuti e in cui loro stessi devono lavorare ogni giorno. «C’è una grave carenza strutturale – denunciano – e, seppur tra mille difficoltà, il personale è riuscito ad affrontare nel migliore dei modi gli ostacoli che quotidianamente si sono presentati. L’attuale pesante sovraffollamento dell’Istituto e la carenza di agenti, costringe i poliziotti a sostenere carichi di lavoro inaccettabili, oltre ogni limite di sopportabilità. Questo naturalmente a discapito della sicurezza dell’Istituto e dell’incolumità degli operatori coinvolti».
Di fatto, la situazione che i sindacati denunciano è la seguente: capienza regolamentare 53, capienza massima tollerabile 100. I detenuti ora presenti sono 140, quindi il 40 per cento in più della massima tollerabilità. I detenuti sono compressi, tre/quattro per cella, 9 metri quadri per 4 detenuti, ovvero poco più di due metri per persona. «Questo significa – continuano i rappresentanti – che dopo avere ammassato i detenuti in quattro per cella, l’unica soluzione possibile, molto probabilmente, sarà quella di sistemarli nell’unico locale ancora libero: una stanza di 5 metri per 4, adibita alle attività ricreative e scolastiche, dove non vi sono servizi igienici» Tradotto significa continua tensione. «Non ci sono spazi dove separare i detenuti, numerosi sono i divieti d’incontro tra la popolazione detenuta, sia per garantire quelli espressamente previsti dalla Legge che per problemi di incompatibilità dovuta al reato e, soprattutto, a problemi di convivenza “etnica”». Ma non è solo il sovraffollamento a preoccupare i sindacati. «Il problema è che il carcere di Varese sta cadendo a pezzi; il personale si sforza per garantire appieno il mandato istituzionale affidato, però di fronte all’immobilismo delle Istituzioni non si può andare più avanti. Attualmente mancano ventotto unità di Polizia Penitenziaria: non si può più continuare a chiedere sacrifici ai colleghi».
La loro posizione è quindi molto critica verso il dipartimento di amministrazione penitenziaria. «Abbiamo l’impressione che l’Amministrazione Centrale sia ben lontana dal comprendere la gravità più volte denunciata da queste OO.SS. e siamo certi che anche le problematiche evidenziate dal Dirigente dell’Istituto, che vive insieme al Personale in una zona di frontiera, non vengano prese in considerazione. Siamo comunque consapevoli che la direzione dell’istituto è oggettivamente impossibilitata a poter risolvere i problemi».
Di fatto, la situazione che i sindacati denunciano è la seguente: capienza regolamentare 53, capienza massima tollerabile 100. I detenuti ora presenti sono 140, quindi il 40 per cento in più della massima tollerabilità. I detenuti sono compressi, tre/quattro per cella, 9 metri quadri per 4 detenuti, ovvero poco più di due metri per persona. «Questo significa – continuano i rappresentanti – che dopo avere ammassato i detenuti in quattro per cella, l’unica soluzione possibile, molto probabilmente, sarà quella di sistemarli nell’unico locale ancora libero: una stanza di 5 metri per 4, adibita alle attività ricreative e scolastiche, dove non vi sono servizi igienici» Tradotto significa continua tensione. «Non ci sono spazi dove separare i detenuti, numerosi sono i divieti d’incontro tra la popolazione detenuta, sia per garantire quelli espressamente previsti dalla Legge che per problemi di incompatibilità dovuta al reato e, soprattutto, a problemi di convivenza “etnica”». Ma non è solo il sovraffollamento a preoccupare i sindacati. «Il problema è che il carcere di Varese sta cadendo a pezzi; il personale si sforza per garantire appieno il mandato istituzionale affidato, però di fronte all’immobilismo delle Istituzioni non si può andare più avanti. Attualmente mancano ventotto unità di Polizia Penitenziaria: non si può più continuare a chiedere sacrifici ai colleghi».
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