Di nuovo in manette il re dei rifiuti

Scoperto dalla procura di Busto Arsizio un traffico illegale di rifiuti pericolosi che vede protagonista ancora una volta Salvatore Accarino, già condannato per lo stesso reato. Insieme a lui sono state arrestate altre 9 persone, 41 gli indagati

traffico di rifiuti 10 arresti a fagnano olonaNonostante una condanna a 6 anni di reclusione in primo grado (divenuti 5 in cassazione) e un’inchiesta per riciclaggio di danaro sporco sulle spalle, rimediata nel 2008 dalla Dda di Milano, il re dei rifiuti Salvatore Accarino non ha mai smesso di occuparsi di smaltimento illegale di rifiuti. Lo conferma una nuova inchiesta che ha portato a 10 arresti e 41 indagati in un traffico illegale di rifiuti che aveva il suo centro a Fagnano Olona in via Colombo, all’interno di una ditta (chiamata La Valle, foto a sin.) che ufficialmente serviva da deposito e ricovero mezzi e che, invece, lavorava e trattava in maniera illegale rifiuti pericolosi, trasformandoli in rifiuti normali. L’indagine, condotta dal pm di Busto Arsizio Sabrina Ditaranto (foto a destra) in collaborazione con il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Milano, era partita da un attentato incendiario ai danni di Mario Accarino, fratello di Salvatore, e che non ha portato a risultati per quanto riguarda l’attentato. Da questo episodio è nata la nuova inchiesta che ha coinvolto il resto della famiglia Accarino con i fratelli Mario e Francesco. Nell’inchiesta sono finiti anche altri prestanome che guidavano le società di Accarino, funzionari di banca compiacenti e personale di altre società di trattamento rifiuti.

L’INDAGINE –
Tramite pedinamenti, riprese video e intercettazioni telefoniche la procura di Busto Arsizio ha fatto luce sulle modalità in cui il traffico illecito di rifiuti pericolosi veniva messo in atto. Secondo l’accusa, Salvatore Accarino tirava le fila di tutto schermandosi dietro a diverse società gestite da parenti e amici (Medio Ambiente 2000 e Schenone) le quali avevano l’autorizzazione al solo trasporto del rifiuto mentre, in realtà, i camion facevano tappa fissa nel deposito di Valle dove il materiale (spesso si trattava di terre piene di idrocarburi e metalli pesanti) veniva smistato e coperto con scarti di edilizia o, comunque, rifiuti non pericolosi. Il carico, declassato a trasporto di rifiuti innocui per l’ambiente, veniva poi portato a destinazione in discariche o in altre ditte di smaltimento. Questo sistema assicurava alle società controllate da Accarino di farsi pagare per il trasporto di rifiuti pericolosi dalla ditta a monte, ad una certa cifra, e pagare lo smaltimento dei rifiuti a valle per una cifra sicuramente inferiore dopo la riclassificazione del materiale: la differenza tra la cifra incassata e quella versata per smaltire rappresenta per la procura il guadagno illecito. Gli altri reati associati sono la falsificazione di documentazione e il riciclaggio di danaro, investito nel riacquisto dei beni che gli erano stati precedentemente pignorati dalle aste fallimentari della Lombarda Spa di Olgiate Olona. Accarino, inoltre, attraverso funzionari di banca compiacenti spostava denaro dai conti intestati ai prestanome (ne aveva 21, tutti sequestrati) chiamando direttamente i direttori di filiale e ordinando operazioni che lui non poteva fare in cambio di regali o favori. Sei i funzionari di banca coinvolti nell’inchiesta.

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LA BONIFICA – Emblematico il caso raccontato dal pm Sabrina Ditaranto per la bonifica della cartiera Le Fornaci a Fagnano Olona. Accarino e i suoi erano riusciti a tornare sul luogo del delitto. Anni prima alla Lombarda Spa (fallita in seguito all’inchiesta del 2003) era stato affidato l’incarico di "tombare" il terreno della cartiera, operazione che fu fatta con l’aggiunta di qualche tonnellata di altri rifiuti speciali che la società aveva scaricato nel terreno e aveva ricoperto. Anni dopo una delle società collegate ad Accarino è riuscita ad accaparrarsi anche il trasporto dei materiali tombati anni prima in accordo con due società di smaltimento con sede a Legnano e Novara.  In sostanza una società scavava il terreno e lo caricava sui camion di Accarino il quale portava tutto in Valle,"taroccava" il carico e alle prime luci dell’alba trasportava il materiale riclassificato nelle sedi delle due società di smaltimento. Oltre a guadagnare dai carichi trasportati effettivamente sia Accarino che le società coinvolte guadagnavano anche da falsi viaggi che esistevano solo sulla carta con l’obiettivo di far lievitare i costi. In quindici giorni la procura ha stimato l’illecito in 240 mila euro.

GLI ARRESTATI Le operazioni di arresto sono state eseguite nella notte tra lunedì e martedì con l’impiego di  200 militari del Gruppo tutela ambiente di Treviso, con il sostegno dei carabinieri dei comandi provinciali di Varese, Monza, Milano e del secondo Elinucleo di Orio al Serio. Gli ordini di custodia cautelare sono stati emessi dal gip Nicoletta Guerrero e riguardano Salvatore, Mario e Francesco Accarino, Myriam Battistello per quanto riguarda quelli in carcere e ai domiciliari sono finiti Sabrina Battistello, Gabriella Bragagnolo, Tommaso De Bellis, Roberto Doria, Antonio Fabrizio Marta e Filippo Vicino.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Gennaio 2010
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