“Le elezioni regionali non entusiasmano le imprese”
Paolo Feltrin, docente di Scienza dell'amministrazione all'Università di Trieste e coordinatore della ricerca “Studio dell’impresa del Veneto che cambia" , è intervenuto all’Associazione Artigiani. Una parte del suo corso riguardava il rapporto tra le associazioni di categoria, le imprese e la politica
«Gli imprenditori veneti si aspettano molto dalle elezioni regionali e dal cambio di governo, di conseguenza c’è una certa vivacità». Paolo Feltrin, docente di Scienza dell’amministrazione all’Università di Trieste e coordinatore della ricerca “Studio dell’impresa del Veneto che cambia”, ha di fronte a sé una ventina di dirigenti dell’Associazione Artigiani della provincia di Varese che lo ascoltano con attenzione. Una parte del suo corso riguarda proprio il rapporto tra le associazioni di categoria e la politica. «Non dovete confondervi con il partito – dice Feltrin –. La politica ha a che fare con le identità, l’associazione ha a che fare con gli interessi ecco perché nell’associazione convivono più identità, di destra, di sinistra e di centro. Quindi il partito degli artigiani non si deve fare».
La tentazione, però, sarebbe forte perché, come dice Giorgio Merletti , presidente degli artigiani di Varese, «i partiti tendono a scavalcare le associazioni».
Feltrin viene dal Veneto, «la periferia dell’impero», come la chiama lui. L’impero è naturalmente la Lombardia e la capitale è Milano. In entrambe le regioni si andrà al voto per eleggere il governatore, ma gli effetti sull’economia, secondo il professore, saranno sostanzialmente diversi. «Alla fine la Lombardia sarà l’unica regione che avrà un candidato alla quarta legislatura. Si tratta di un caso eccezionale che d’ora in avanti non capiterà più. Non c’è cambiamento e quindi gli imprenditori lombardi vivono questo momento con meno entusiasmo».
La politica, in particolare la Lega Nord, ha un asso che a parole è stato calato da molto tempo, ma che nei fatti stenta a trovare una sua effettività: il federalismo. Nonostante i successi elettorali del Carroccio, non basta la parola per dare una nuova spinta all’economia e un nuovo senso di appartenenza alla regione-stato. Nessuno spiega, al di là dello slogan «padroni a casa nostra», in cosa si risolva il federalismo, come si declina sul territorio e quali ricadute reali avrà per le imprese, per i cittadini, le loro tasche e la loro esistenza quotidiana. «La verità è che non è poi così chiaro l’assetto finale del federalismo regionale – conclude Feltrin -. I cittadini sono un po’ delusi dal regionalismo perché ci si aspettava di più e le attese non sono state del tutto esaudite. Inoltre, il grande rischio è che le regionali si giochino tutte sull’agenda nazionale, diminuendo il senso del dibattito sul territorio. Queste elezioni sarebbero più regionali se non venissero fatte tutte lo stesso giorno, come avviene in Germania».
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