Nel quadrilatero dell’edilizia fiorisce il lavoro nero
Nei cantieri di Bergamo, Milano, Brescia e Verona ci sono circa 200.000 lavoratori. Solo la metà di questi è in regola: gli altri sono in nero, di cui la maggiorparte sono extracomunitari
Il lavoro nero, gli extracomunitari e le imprese mafiose. Alcuni commentatori, in questi giorni, hanno puntato il dito contro le imprese mafiose che trarrebbero vantaggi dal lavoro nero e dallo sfruttamento del lavoro degli extracomunitari. Un blitz anti ‘nragngheta a Rosarno ha portato a 17 arresti. Se al Sud il lavoro nero coinvolge i lavoratori stagionali impiegati nelle campagne, al nord il problema riguarda in particolare l’edilizia.
Abbiamo chiesto a Marco Alfieri, giornalista del "Sole24ore", di spiegarci come le imprese mafiose possono trarre vantaggio dal lavoro nero, in particolare nel Nord Italia.
«Il nord Italia, o meglio la piattaforma padana che corre da Novara a Brescia – spiega Alfieri – è un grandissimo cantiere a cielo aperto. Se uno passa in autostrada vede un cantiere dopo l’altro. Gli esperti di diritto del lavoro parlano di "Quadrilatero dell’edilizia": Bergamo Milano Brescia e Verona. Circa 24 mila imprese attive con 200 mila lavoratori. Il paradosso è che, solo la metà circa di questi lavoratori è in regola: gli altri sono in nero. C’è un mercato delle braccia che coinvolge circa il 50 per cento degli operai che, per la maggior parte, è fatto di lavoratori extracomunitari». (foto: un carabiniere in un cantiere sequestrato)
Il mercato del lavoro nero si regge sul caporalato che «non a caso a Milano, negli ultimi anni, è tornato forte. Se uno va nei punti nodali della città come piazzale Lotto, piazzale Brescia, piazzale Loreto, Stazione Garibaldi, alla mattina, verso le quattro e mezzo, cinque, troverà questi furgoncini che caricano extracomunitari che vengono portati, quasi al buio, nei vari cantieri del milanese e dell’area vasta lombarda. Questi extracomunitari lavorano per pochi euro al giorno. Tra l’altro pagati a 90 o, addirittura, a 120 giorni. Nell’indifferenza dei più. Non a caso la Lombardia è la regione dove ci sono più morti sul lavoro. La Lombardia, che è una delle regioni più moderne e civilizzate d’Italia, fa ancora troppo poco per ridurre questa piaga del lavoro nero, tema che si intreccia con il tema della penetrazione delle mafie soprattutto nel settore edilizio».
Se facciamo un giro per i cantieri, vediamo che il costruttore subappalta i lavori ad altre ditte costruttrici. Questo meccanismo può favorire l’infiltrazione mafiosa. Nel meccanismo del subappalto «la legge non prevede, per questa filiera, la certificazione antimafia. Quindi, il subappalto rimane una sorta di zona d’ombra in cui il cancro criminale si può inserire indisturbato. Infatti, in questo passaggio non c’è il meccanismo trasparente dell’appalto, in quanto i lavori vengono assegnati per chiamata diretta. Cosa significa questo? Significa che quasi sempre, nella filiera lunga degli appalti, ad aggiudicarsi i lavori nel meccanismo del subappalto, siano imprese mafiose. Attraverso la tecnica che in gergo si chiama del massimo ribasso, le imprese mafiose tirano il collo al mercato, incentivando il meccanismo del lavoro nero. Così fanno in modo che l’impresa sana vada fuori mercato la quale impresa sana, per stare in piedi, ha bisogno di qualcun altro che la compri» e, quasi sempre, a comprarla, è un’impresa collusa.
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