Penati chiude a sinistra e punta al centro
No alla desistenza proposta dalla sinistra radicale, il candidato anti-Formigoni "flirta" con Udc e Radicali. "Voliamo essere alternativi al governatore, non farli da opposizione". Dure repliche dal Prc e non solo
È rottura definitiva fra Filippo Penati e la sinistra "radicale". Il candidato del PD a sfidare Roberto Formigoni per la presidenza della Regione Lombardia lo ha ribadito stamane incontrando la stampa: l’accordo di desistenza proposto viene rigettato. «Vogliamo essere alternativi a Formigoni, non essere la sua opposizione: sta qui la differenza con la sinistra radicale» ha detto. «Correre separati conviene a entrambi: a noi che non vogliamo fare elettorale "contro", ma "per": per i lombardi, e a loro che non sembranmo interessati a governare». L’accusa è insomma quella classica di essere la sinistra con la sindrome dell’opposizione perpetua. Da parte di Penati rimane una residua disponibilità ad un "patto di consultazione" su singole questioni.
Tutt’altro l’atteggiamento verso l‘Udc e i Radicali. Penati si dichiara impegnato all’allargamento della coalizione. Se il primo partito sembra mostrare di voler desistere dal sostegno a Formigoni, prova che «c’e’ un pezzo di elettorato moderato che non si rivede più» nell’alleanza con il "governatore", che Penati descirve come «un prigioniero degli estremismi della Lega». Penati spiega l’avvicinamento ai "casiniani" anche con una disponibilità a discutere e confrontarsi su temi come le riduzioni all’addizionale Irpef per le famiglie numerose e quelle che si fanno carico di anziani non autosufficienti. «È una cosa che si può fare in tempi brevissimi» spiega Penati. Con i radicali, si cerca di replicare a Milano quell’avvicinamento che nel Lazio è sfociato nella candidatura di Emma Bonino. Il confronto è in corso.
Dure, ovviamente, le reazioni da sinistra. Critico Mario Agostinelli, capogruppo "con licenza da libero battitore" di Sinistra ecologia e libertà: «Penati comincia male» taglia corto. Rifondazione Comunista, principale componente di quella parte del centrosinistra "espunto" dalla coalizione anti-Formigoni per i motivi sopra citati (e che comprende PdCI e Lavoro e solidarietà), commenta che Penati «si candida a perdere e continuare a fare l’opposizione all’acqua di rose, segue una linea veltroniana» mentre ina ltre regioni invece si apre a sinistra. «E tutto mentre Formigoni stringe accordi con forze e personaggi dell’estrema destra fascista, pur di vincere ancora una volta»: non che ne abbia realmente bisogno, detto fra parentesi. La sinistra, secondo la proposta di accordo di desistenza, avrebbe rinunciato a candidare propri rappresentanti nel "listino", cioè fra i consiglieri eletti con il premio di maggioranza. Così in caso di vittoria il candidato del Pd avrebbe avuto una maggioranza "autosufficiente", non a rischio di scissioni e pressioni varie. «Il patto di consultazione? Una presa in giro». A questo punto la Federazione della Sinistra andarà avanti per la sua strada con un proprio candidato.
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