“Per vendere aerei occorre un buon sistema paese”
I big del settore aerospaziale hanno tracciato strategie e scenari futuri del nascente distretto lombardo.
L’assessore regionale Raffaele Cattaneo cita Michelangelo: «la statua è già nel marmo, devo solo togliere quello che è di troppo». Carmelo Cosentino, amministratore delegato di Alenia Aermacchi, risponde con una frase del presidente americano Barak Obama: «Dobbiamo pensare globalmente e agire localmente». Se da un parte la nascita del distretto aerospaziale lombardo ha scatenato l’immaginario dei relatori della prima convention ufficiale al Palazzo milanese delle Stelline; dall’altra ha obbligato i big del settore ha definire una traccia di lavoro per i prossimi mesi. «Agusta Westland – ha spiegato Giuseppe Orsi, amministratore delegato della multinazionale che produce elicotteri – investe il 12 per cento in ricerca e sviluppo, che è il vero driver del futuro del settore. Stiamo facendo una joint venture con il Politecnico di Milano per coprire quella fascia intermedia che sta tra ricerca universitaria e applicazione di prodotto, per portare gli spunti di ricerca nei luoghi di produzione».
Orsi ha inoltre sottolineato l’importanza dell’aspetto dimensionale delle imprese del settore. «Lo scorso anno solo il 5 per cento dei 5 miliardi di euro di acquisti venivano dalla Lombardia. Abbiamo bisogno di partner che sappiano fare innovazione di prodotto e di processo, che sappiano competere in qualità, prezzo e tempo sul mercato globale. Il distretto sarà fondamentale per risolvere il problema della dimensione. L’obbiettivo è quello di far diventare la propria azienda player internazionale».

Nei prossimi 25 anni il mercato richiederà almeno 2500 aerei addestratori e quelli di Aermacchi vantano ancora un’immagine prestigiosa, ma per vendere, “la gloria”, passata e presente, non basta. Per conquistare la quota del 25 per cento di quel mercato futuro, l’azienda di Venegono Superiore, oltre a un modello spettacolare come l’M 346 Master (foto), deve poter contare anche su qualcosa d’altro. ««La globalizzazione – ha spiegato Cosentino – ci impone nuove regole, realtà dinamiche e flessibili, una competitività esasperata che lascia spazio solo all’eccellenza, o sei il primo della classe o non hai chance di sopravvivenza. E per vendere i nostri addestratori di qualità eccezionali abbiamo bisogno di avere alle spalle un sistema paese forte».
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