Rischio di fuga e personalità aggressiva: ecco perché Piccolomo resta in cella
Rese note le motivazioni con cui il Riesame ha vietato la scarcerazione dell'indagato per l'assassinio di Carla Molinari
Ci sono il pericolo di fuga e una personalità aggressiva e «indifferente verso i più elementari principi di solidarietà umana» sono tra le motivazioni per cui il Tribunale del Riesame di Milano ha deciso che l’unico accusato del "delitto di Cocquio", Giuseppe Piccolomo, dovrà rimanere in cella.
I giudici del capolugo lombardo hanno ritenuto determinante l’indizio relativo ai mozziconi, ritrovati nella casa del massacro di Carla Molinari e raccolti in un portacenere di un bar del vicino Centro Commerciale. Inoltre il Riesame ha escluso che Piccolomo si sia avvalso di qualche complice e ha ritenuto che l’uomo avrebbe agito per motivi economici. L’assassinio è stato definito, nelle dodici pagine con cui sono state rese note le motivazioni, «brutale per le modalità, eseguito con fermezza e scellerata lucidità». Infine, come già accennato, è stato preso in considerazione il pericolo di fuga in virtù delle richieste di denaro fatte dal Piccolomo ad alcuni conoscenti nei giorni successivi al delitto. Soldi che avrebbero potuto portarlo in Marocco, dove vive la attuale moglie.
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