Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, un arresto in aeroporto

Manette per un 35enne somalo, regolare ed esule politico, giunto da Atene con un 18enne dai documenti falsificati che sostiene essere il cugino, diretto da parenti in Norvegia

Un arresto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a Malpensa. Può sembrare una storia fra tante, e forse lo è, ma è sintomatica di certi meccanismi dei movimenti migratori fra i Paesi più sventurati della Terra e quelli più fortunati: un incrocio di furbate e ingenuità, illeciti e burocrazia, sospetto e speranze.

A finire in manette ad opera della Polaria è stato un 35enne somalo, regolarmente residente a Roma dopo aver richiesto asilo politico. Nella capitale si trova una parte consistente della comunità connazionale – la Somalia fu colonia italiana fino al 1960. L’uomo è giunto a Malpensa con un volo da Atene in compagnia di un 18enne anch’egli somalo. Ma mentre i documenti dell’arrestato erano in regola, non lo erano quelli del ragazzo: era stata sostituita la foto. Sentiti separatamente, i due raccontavano la stessa storia: di essere cugini, e che il diciottenne avrebbe dovuto proseguire per la Norvegia, dove ha dei parenti. Tutto da verificare, naturalmente. Facile a dirsi , meno facile a farsi, anche perchè il ragazzo arriva da una delle zone più "calde" del martoriato paese africano, da diciannove anni in preda a caos, guerre civili tra fazioni, "governi" più o meno indipendenti e clan, invasioni straniere e, ultimamente, pirateria d’alto mare. Senza contare che sempre in Somalia hanno sede alcuni gruppi forti di vasto sostegno e vicini all’integralismo islamico: quindi l’attenzione è sempre alta verso chi viene da laggiù.

Alla fine il 35enne è finito in manette con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Quanto al ragazzo, si sta valutando "in frontiera" che farne. Lui vorrebbe chiedere asilo politico, ma essendo già passato da un "posto di frontiera Schengen", ad Atene, avrebbe dovuto chiederlo lì. Per lui si tratta di non farsi rispedire in una realtà altamente a rischio come quella somala; per le forze dell’ordine, di accertare la veridicità della storia narrata dai due. Resta la contestazione dell’ingresso irregolare e del documento falsificato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Febbraio 2010
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