Più di mille firme contro la cava dei Trescali

Le associazioni rilanciano la campagna contro l'intervento sull'ex cava Coppa. Martedì il consiglio comunale affronta la questione

Le associazioni di Cantello e Varese, le comunità più coinvolte, non ci stanno: promettono ferma opposizione alla cava sotto la collina dei Trescali. Ma non chiudono la porta ad un confronto su progetti alternativi per l’area: «Il recupero finalizzato alla stabilità della collina – premette Mauro Vola la raccolta firme contro la cava dei TrescaliSabbadini, dell’Arci – è necessario dal 1986, la questione è come intervenire». L’Arci, Legambiente e il Comitato per la difesa della Pardà guidano l’insieme di associazioni coalizzate per difendere il Trescali dal progetto di recupero della cava della Italinerti, che prevede di cavare un milione e mezzo di metri cubi di materiale per “regolarizzare” il profilo della collina, ferita negli anni Ottanta da una cava completamente abusiva. «Oggi noi non abbiamo un progetto alternativo, ma stiamo facendo analizzare la situazione» continua Sabbadini, lasciando intendere che le associazioni saranno pronte a fare proposte alternative. La prima preoccupazione dei promotori della raccolta firme contro la cava è ora quella di ottenere il ricorso alla Valutazione Ambientale Strategica, che consentirebbe di analizzare più approfonditamente il progetto, eventualmente modificandolo: «un buon progetto, quello redatto dal geologo interpellato, ma che secondo noi può vedere una riduzione dei volumi cavati». A preoccupare le comunità di Cantello e di Cascina Mentasti, il rione varesino confinante con l’area, è anche il traffico che la cava genererà, stimato dalla Italinerti in circa quaranta camion al giorno.
 
Le associazioni, che hanno trovato una base operativa nel circolo Arci di Cascina Mentasti, procedono dunque sulla strada già intrapresa: già dal fine settimana passato sono ricomparsi i gazebo a Cantello ove è possibile firmare la petizione, che fino a sabato ha raccolto quasi 1300 adesioni. Replicando il metodo usato ai tempi della lotta contro la lottizzazione della Pardà, le associazioni si sono lanciate anche nelle raccolte delle firme porta a porta. «La posizione e le esigenze di Nidoli sono legittime – conclude Sabbadini, rispondendo ai proprietari dell’area – ma legittime sono anche le esigenze della popolazione». Sabbadini ha anche confermato la disponibilità ad un confronto con i promotori dell’intervento, sia con un incontro tecnico, sia in un appuntamento pubblico.
Un primo momento pubblico di approfondimento è fissato martedì 16 febbraio, quando alle 21  il Consiglio comunale tratterà del piano cave e l’amministrazione illustrerà la posizione del Comune.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Febbraio 2010
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