Repubblica e Corriere a pagamento: iniziano i primi esperimenti

I siti di informazione più popolari d'Italia cercano nuovi modelli di business: da lunedì i siti sono accessibili solo a pagamento da tutti i cellulari con operatore 3, ed è solo il primo passo

corriere della sera a pagamentoÈ un esperimento silenzioso, che riguarda solo una piccola percentuale dei lettori, ma in futuro potrebbe diventare la norma: anche Corriere e Repubblica stanno testando una versione a pagamento del loro sito. Il test è partito tre giorni fa sulla versione mobile per iPhone di Repubblica e Corriere, e per i clienti 3. Da lunedì, chi digita www.repubblica.it o www.corriere.it su iPhone collegandosi dall’operatore 3 deve pagare 0,09 centesimi per pagina (i contenuti rimangono gratuiti collegandosi in Wi-Fi). Stessa cosa per chi non si collega al sito, ma utilizza l’applicazione scaricata da App Store: nei prossimi mesi per accedere ai contenuti (che sono gli stessi del sito, più gli editoriali dell’edizione cartacea) occorrerà pagare un abbonamento mensile.

La scelta di iPhone come piattaforma per testare i contenuti a pagamento non è casuale: secondo le ultime analisi i terminali iPhone costituiscono il 50% dei collegamenti da cellulare, mentre iTunes costituisce un sistema di pagamento diffuso e sicuro. Nel frattempo, però, l’esperimento non sembra ben accolto dagli utenti. Nei commenti ai blog di riferimento, in molti contestano questa scelta, considerando ingiusto far pagare i contenuti che possono essere fruiti gratuitamente da altre piattaforme, per giunta mantenendo spazi pubblicitari. Dal canto suo l’operatore 3 ha giustificato il paywall (così si chiama il "muro" che richiede un pagamento) su una specifica richiesta di Corriere e Repubblica, che stanno provando a monetizzare i loro contenuti. La stessa richiesta è stata fatta anche a Vodafone e Tim e, probabilmente, gli operatori collaboreranno solo se l’esperimento avrà successo.

Le notizie a pagamento hanno avuto una vita travagliata sul web. Dopo i primi esperimenti, tutti fallimentari, i giornali internazionali sembravano rassegnati ad un modello finanziato dalla pubblicità. Ora le ultime provocazioni di Murdoch, e il passaggio ad un modello a pagamento del New York Times, sembrano aver rimesso in discussione tutto. Aggiungendo poi la nascita di dispositivi come l’iPad, che non sono né computer né telefonini, ma dispositivi pensati proprio per leggere e per "uccidere" la carta. Ma in un mondo senza carta, come si paga l’informazione? Tra polemiche ed esperimenti, il dibattito continua.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Febbraio 2010
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