Troppe minacce, “chiudiamo l’associazione antiracket”

L’ennesimo atto intimidatorio ha fatto prendere la decisione a Frediano Manzi, fondatore di “S0S usura”. “Siamo abbandonati a noi stessi e le istituzioni non ci aiutano”

frediano manzi son racket usura caronno pertusella Prima i chioschi devastati; poi, questa mattina, un furgone di vendita fiori incendiato. Frediano Manzi (nella foto), fondatore 13 anni fa dell’associazione “Sos Raket usura” non ce la fa più e decide di sciogliere l’associazione. La notizia non arriva propriamente come un fulmine a ciel sereno: non è la prima volta che questo avviene, dice Manzi, «siamo abituati a subire intimidazioni, non abbiamo e mai avremo paura, ma essere lasciati soli dalle istituzioni è davvero troppo».
L’associazione è un punto di riferimento per piccoli imprenditori asfissiati da racket e usura specialmente nella zona del Varesotto e del Milanese
I fatti parlano di un tentativo di incendio ad un furgone di fiori a Caronno Pertusella, estremo lembo della provincia di Varese quasi a Milano. Un atto palesemente intimidatorio che secondo Manzi ha un suo perché: «Noi non abbiamo una sede. Siamo un’associazione antiracket che di fatto risponde a persone fisiche, con nome e cognome e con attività economiche come la mia. E’ facile per i malviventi risalire alle abitazioni e alle attività dei componenti. Per questo motivo da tempo abbiamo fatto richiesta alle istituzioni – vedi Comune e Provincia di Milano di venirci incontro, di darci una sede. Ma non abbiamo avuto risposta. Intanto il tempo passa e noi siamo esposti alle più schifose intimidazioni».
Così oggi Manzi ha fatto un giro di telefonate ai colleghi – tutti piccoli imprenditori che operano nell’hinterland Milanese – e assieme ad essi ha deciso di sciogliere l’associazione, come recita un comunicato pubblicato sul sito.
Una delle ultime denunce di Sos racket e usura ha portato all’arresto di alcune persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di appartamenti, alcuni di proprietà dell’Aler, nella periferia nord di Milano. Proprio per questo motivo l’associazione lamenta che per gli attivitsti non è più possibile "entrare in alcuni quartieri di Milano senza essere bersagliati da insulti e minacce. Questo non è tollerabile in un paese civile, come non è tollerabile che parte delle istituzioni milanesi abbiano con noi avuto un atteggiamento non d’appoggio ma di scontro e delegittimazione, dopo che noi abbiamo dimostrato che per la loro inerzia, hanno creato a Milano dei quartieri ghetto, permettendo di fatto alla criminalità organizzata di sostituirsi allo stato".
«Ogni mese veniamo contattati da migliaia di cittadini e piccoli imprenditori che ci chiedono aiuto – spiega Manzi – e oltre ai fondatori dell’associazione, gravitano attorno a noi decine di volontari. Vorrei sapere perché le forze politiche che governano le istituzioni, che tanto si riempiono la bocca con proclami volti alla sicurezza e alla legalità, non muovono un dito verso chi cerca di aiutare chi ha bisogno e rischia di cadere nel giro della malavita».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Febbraio 2010
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