Valutare l’università per migliorare e innovare

In occasione dell'inaugurazione dell'anno acacdemico la tradizionale prolusione è stata affidata al professor Gianfranco Rebora

Se prima la qualità nelle università era data per scontata, ora non è più così. Da circa vent’anni anche in Italia si è iniziato a parlare di valutazione sia della didattica, che della ricerca che dei risultati. È stato questo il tema centrale della prolusione che il professor Gianfranco Rebora ha tenuto alla Liuc in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2009/2010. Titolo dell’intervento: “La valutazione nei sistemi universitari: come promuovere qualità, apprendimento e innovazione”.
L’intervento del professor Rebora ha tratto spunto dal progetto “Governance e valutazione dell’università: politiche pubbliche e management”, che vede impegnate la Liuc (in qualità di capofila), insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche e all’Università degli Studi di Milano: il progetto ha ricevuto un importante finanziamento da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei Programmi di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN).
Obiettivo è integrare e combinare i contributi concettuali e teorici di diverse discipline, quali in particolare economia aziendale e teoria dell’organizzazione, public policy e policy evaluation, public governance, public management e management dell’higher education, per elaborare e proporre un modello concettuale della governance dei sistemi universitari nazionali.
«Quando si ragiona su valutazione e qualità in ambito universitario – ha detto il professor Rebora –
bisogna tenere conto che la formazione e la ricerca sono processi di trasformazione che coinvolgono le persone in profondità. Gli studenti non sono né prodotti, né clienti o consumatori della didattica ma protagonisti, insieme ai docenti, di una crescita; non si appropriano di una cosa, la conoscenza, ma sono impegnati in un processo di apprendimento».
Il professor Rebora ha definito “qualità statica” ciò che normalmente ci aspettiamo dai diversi momenti didattici, ovvero “l’esecuzione di un programma chiaro, completo, rispondente al contesto” e “qualità dinamica” l’aspetto “irripetibile, unico e nuovo che caratterizza un momento didattico”. Trasformare l’università alla luce del  concetto di qualità significa dunque «migliorare il modo in cui gli studenti imparano e il modo in cui i ricercatori elaborano nuove conoscenze, mediante un sistema duale, che si serva di una piattaforma forte di qualità statica ma che apra e promuova spazi per la qualità dinamica».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Febbraio 2010
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