A MalpensaFiere parlano il governatore e i suoi sfidanti
Al congresso regionale di Cgil in corso presso il polo fieristico sfilano i candidati alla guida della Regione, in testa Formigoni: con il presidente intervengono Penati, Pezzotta e Agnoletto
La campagna elettorale per le elezioni del 28-29 marzo prossimo "colonizza" anche il congresso regionale di Cgil, in corso a MalpensaFiere (Busto Arsizio) oggi e domani. Dopo l’intervento d’apertura del segretario regionale Nino Baseotto, sono saliti sul palco i quattro candidati presidenti che hanno raccolto l’invito di Cgil: Roberto Formigoni, Filippo Penati, Savino Pezzotta, Vittorio Agnoletto.
-Formigoni: «Abbiamo un tesoretto, non lasceremo solo nessuno»
Accolto freddamente e con fischi nella "tana" dellla Cgil, di cui pure ha accettato l’invito, Roberto Formigoni fa il suo mestiere con consumato stile da politico. «Diceva bene Baseotto che quanto a relazioni siamo partiti male, all’inizio della legislatura» ammette. «Abbiamo avuto forti dissensi, ma nel prosieguo del confronto abbiamo messo in campo una volontà positiva. Poi con l’esplodere della crisi ci siamo dovuti trovare davanti e abbiamo dovuto mettere in campo la nostra passione civile. Così con il patto per la Lombardia, così con tutti i soggetti sociali». Formigoni dichiara di credere «fortemente» nell’utilità sociale dei corpi intermedi «fra i quali spicca il ruolo del sindacato», che ha voluto ricordare anche istituendo il consiglio delle autonomie locali. La crisi c’è, il lavoro come impiego latita, quello come impegno sociale c’è. «Ora vediamo la luce in fondo al tunnel, e ne usciremo meglio dei nostri competitor» azzarda l’ottimista Formigoni a fronte delle preoccupazioni dei sindacati. Per gli ammortizzatori sociali la Regione ha ottenenuto 1,5 miliardi dal governo, «finora se ne sono spesi meno della metà, segno che una reazione c’è stata». Risultato: «Abbiamo un tesoretto, nessuno sarà lasciato solo in questo 2010».
Formigoni cita poi il sistema delle "doti" regionali, che è uno dei punti di più dura contrapposizione con le sinistre, specialmente sulla scuola, dove la Regione «accompagna circa 350.000 studenti»; c’è poi la dote lavoro, con sostegno al reddito e alla riqualificazione; la dote merito per gli studenti meritevoli; la dote donna per l’inserimento femminile; la dote ricercatori per far rientrare in patria i "cervelli" all’estero. Per i prossimi anni, a parte la grande questione Expo che non sta a rimarcare, Formigoni annuncia che si investirà su turismo e infrastrutture: «ora partono i grandi progetti, nel quinquennio a venire vedremo la ristrutturazione e l’ampliamento della rete lombarda. La Pedemontana? Quando ho preso in mano la questione aveva il 98% di dissenso sul territorio, l’abbiamo trasformato in un 95% di consenso…» Sul sociale, Formigoni ricorda i 50 milioni in più stanziati per la non autosufficienza e sugli stranieri riassume: no alla clandestinità, sì all’integrazione. «Dissenso c’è», conclude fra qualche contestazione, «ma va superato per procedere in avanti: voglio una Lombardia che abbia mobilità sociale».
– Un Penati tutto sociale ed Expo
«Ripartiamo da vicino a Malpensa, una delle incompiute della nostra regione» attacca il candidato del centrosinistra. «Abbiamo visto il Frecciarossa giungere a Malpensa a dieci anni dal collegamento ferroviario dell’aeroporto. Ma perchè mai un bolognese, anche in 90 minuti netti, dovrebbe voler venire qui col Frecciarossa quando non ci sono più gli aerei?». Oggi in generale «la mobilità è carente, per i pendolari è un calvario» riconosce Penati. E come vivono male loro, vivono male gli onesti: contro lo scudo fiscale si stanno raccogliendo decine di migliaia di cartoline di protesta da inoltrare al governo e ai suoi padroni. La crisi morde, «e non è a colpi del +1% di Pil l’anno che ne usciamo, ce ne vorrebbero cinque di anni per recuperare le sole perdite del 2009». Il dovere della politica è invece di fare proposte in controtendenza, di garantire gli ammortizzatori sociali, occupandosi «anche di chi oggi non ha alcuna tutela», di sostenere fasce deboli e famiglie. Tutto «senza sottovalutare quel deficit di democrazia cui queste elezioni sono occasione di risposta. Anche per questo serve una ritrovata unità sindacale». Sull’Expo, contrariamente alle posizioni (sotto) di Agnoletto, Penati sostiene che sia stata «una della grandi azioni comuni, una collaborazione istituazionale fra governo Prodi, Regione formigoniana, la "mia" provincia di Milano, e la Moratti in città. Si è però perso troppo tempo in lotte di potere, e si rischia di trovarsi con un’occasione mancata. L’Expo deve creare opportunità di lavoro; non solo, ma essere di esempio per come le istituzioni fanno quadrato contro le infiltrazioni mafiose negli appalti».
-La passione di Agnoletto
Molto forte ed appassionato l’intervento di Agnoletto: quello sindacale è un elettorato da coltivare per la Federazione della Sinistra. E Cgil rappresenta quasi un milione di lombardi.
«Siamo nella casa della sinistra» afferma. «Sabato a MIlano abbiamo avuto una grande manifestazione, l’abbiamo detto che la democrazia è a rischio con certe leggine elettorali, o quando si colpiscono alle spalle in modo canagliesco i lavoratori sull’art. 18, quando si minaccia la libertà dell’informazione». Un polo di sinistra alternativo a Formigoni e a ciò che rappresenta, «culturalmente autonomo», è l’impegno del medico milanese. «Il governatore dice che ha mantenuto tutte le promesse del 2005: certo, come ad Arese» fa sarcastico.
«Si parla di Expo 2015, ma non è la soluzione ai problemi, anzi: vediamo i più gravi rischi di speculazione edilizia, questa dopotutto è la stessa Regione che ha usato 500 milioni previsti per le case popolari per farsi il nuovo Palazzo a Milano. Intanto si aprono le porte a mafia e ‘ndrangheta, e fra un arresto e l’altro di assessori e consiglieri si scoperchia il marciume del malaffare. Vorrebbero persino gabellarci una commissione sulla trasparenza degli appalti di cui farebbe parte gente indagata a Palermo…» La filippica non finisce qui: la Lombardia è in mano a «Comunione e Fatturazione» attacca Agnoletto, il 38% dei fondi per la decantata sanità va ai privati, addirittura il 50% sulla diagnostica, e «si indaga su ipotesi di pesanti modifiche alle cartelle mediche per ottenere i rimborsi più pingui, dati ai privati con i nostri soldi pubblici». Idem per l’istruzione: «una vergogna» i buoni scuola, «su 60.000 concessi il 99,9% destinato alle private, fra cui un sacco di famiglie con redditi alti».
-Pezzotta "guarda oltre": «Siamo all’epilogo di una stagione politica»
Il tema del congresso Cgil è, dal titolo della mozione vincente, "Guardare oltre". Pezzotta, sindacalista di lungo corso prestato alla politica, lo fa, programmaticamente. «Il mio è un impegno a termine, contro il decadimento morale, contro un’idea del fare ma senza contenuti. Bisogna essere presenti, cambiare le cose a partire da noi stessi. L’impegno deve essere costante e umile, in direzione della chiarezza, con retta intenzione e senza la pretesa di possedere la verità». Le sue di verità Pezzotta le va però ad enunciare: «Queste regionali sono prima di tutto politiche: è in corso una battaglia che attraversa gli schieramenti e ti fa capire che qualcosa sta cambiando in profondità». Per Pezzotta l’era Berlusconi è agli sgoccioli: «Siamo all’epilogo di una stagione politica. Il modello berlusconiano si sta esaurendo, dobbiamo ragionarci. Il problema non è più chi verrà dopo di lui, ma quali saranno le condizioni di un nuovo progetto». Sì, perchè fin qui «il sistema politico non ha consentito di governare i grandi processi, di fare le riforme. Dobbiamo ragionare su un modello che consenta alternanza e partecipazione. La gente non va a votare? Lo credo: abbiamo fatto di tutto perchè fosse così. Noi dell’UDC ci stiamo attrezzando per il dopo, pensiamo che il domani passi anche per la Lombardia, rompendovi una certa egemonia che si è determinata. Siamo convinti ad andare oltre al bipartitismo delle vocazioni maggioritarie, verso quello delle alleanze». Di fronte ad una nuova globalizzazione non più necessariamente centrata sull’Occidente, serve un nuovo sistema politico: «Avremmo bisogno di coesione, invece si limenta il conflitto. Dobbiamo farci propugnatori di una nuova unità nazionale. Le idee possono essere diverse, ma il destino è comune».
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