Alfieri: “I frontalieri non sono equiparabili agli speculatori”
Il candidato alle regionali del Pd vanza alcune proposte e attacca la Lega: «Sono al governo, ma non hanno ancora fatto nulla»
Equiparare una rendita al lavoro? «Per noi è inaccettabile». Non usa mezzi termini Alessandro Alfieri, vicesegretario regionale del Pd e candidato al consiglio regionale alle prossime elezioni, quando parla dei lavoratori frontalieri e della situazione attuale. «Ieri ho partecipato insieme a Stefano Tosi – racconta Alfieri – ad una serata a Viggiù con un centinaio di frontalieri. I sentimenti che circolano di più sono la confusione e il disorientamento: non c’è chiarezza su quali siano gli adempimenti fiscali». Una battaglia quella per i lavoratori che da alcune province della Lombardia si spostano quotidianamente in Svizzera a cui il Pd locale e nazionale non si è sottratto. «Abbiamo ottenuto lo spostamento dei tempi per la compilazione del quadro RW fino al 30 aprile – continua Alfieri -. Ma non ci fermiamo qui. Non possiamo accettare che i frontalieri vengano equiparati agli speculatori. Per questo chiediamo e continueremo a chiedere che il secondo pilastro (ovvero il trattamento di fine rapporto) venga escluso dal monitoraggio fiscale. Siamo in attesa che arrivi una circolare in merito dall’Agenzia delle Entrare, ma per ora c’è solo una gran confusione». Il timore secondo l’esponente del Pd è che il governo derubrichi il problema. «Faremo pressione a tutti i livelli, locale e nazionale, perché la politica risolva il problema. E mi rivolgo in particolare alla Lega Nord che mette manifesti e dice di voler proteggere i frontalieri, ma è al governo e non ha mai mosso un dito. Serve più coerenza. Hanno anche proposto di toccare i fondi dell’Inps per le indennità di disoccupazione dei frontalieri. Noi ci siamo duramente opposti anche perchè questo potrebbe rappresentare un brutto precedente». Il riferimento di Alfieri è ai ristorni, «ovvero i soldi che vanno ai comuni di frontiera e che vengono utilizzati per dare servizi ai cittadini e ai frontalieri stessi come ad esmepio asili nido». E proprio quello dei ristrorni è uno dei punti che il Pd intende perseguire a partire da un semplice dato: gli accordi bilaterali Italia-Svizzera sono datati al 1978. «È ora di ridefinirli – spiega Alfieri – per cercare di ricreare anche un clima di fiducia fortemente minato dalla vicenda dello scudo fiscale». Tre le proposte del Pd: una graduale parificazione del sistema di indennità di disoccupazione dei frontalieri per allinearlo agli ammortizzatori italiani; confermare i ristorni; evitare forme di doppia imposizione e definire più chiaramente gli adempimenti fiscali dei frontalieri in Italia.
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