Bilancio della Polizia fra paralisi logistica e mancanza di carta

La denuncia del sindacato Siap in occasione del ventinovesimo anniversario della legge 121

Come ogni anno in occasione de ventinovesimo anniversario della Legge 121 che che definisce il coordinamento tra le varie Forze dell’Ordineil sindacato di Polizia- Siap propone un bilancio della situazione delle forze di Polizia nel territorio varesino. Tra un commissariato di Busto in paralisi logistica e la mancanza di fondi anche per comprare la carta in Questura, ecco il quadro che emerge.

Malgrado la propaganda che tutte le sere ci entra in casa all’ora di cena, in tema di sicurezza la realtà è fatta di pesanti tagli alle risorse che da anni bersagliano le istituzioni, indebolendone sempre più l’efficienza e la capacità di azione. Il Ministero dell’Interno ha pagato – e sta pagando ancora – un prezzo altissimo a queste logiche, che hanno coinvolto duramente anche i Vigili del Fuoco, un’altra forza insostituibile per il soccorso pubblico di emergenza.
E’ proprio per segnalare la gravità della situazione reale che lo scorso 28 ottobre si è tenuta a Roma la più grande manifestazione nazionale dell’intero comparto, che ha richiamato 40mila operatori delle Forze di Polizia. Nessuna risposta: evidentemente si è scelto di continuare a sacrificare la sicurezza dei cittadini anziché quelli che gli stessi Ministri chiamano “Enti Inutili”. Così anche in ambito locale la parola chiave continua ad essere “dispersione”, se si considera l’impressionante serie di costose proposte che negli ultimi 10 anni sono state avanzate in Lombardia in tema di sicurezza: la regionalizzazione della Polizia di Stato, la creazione di un mercato della sicurezza, la costituzione delle Polizie Regionali, tanto per citarne alcune.
O il fenomeno del Rondismo, una tendenza allarmante ed imprudente.
Ma ci sono anche altri indicatori che preoccupano gli operatori del settore, tutti di segno negativo. Ad esempio negli ultimi anni si è constatata la progressiva riduzione delle “banche dati” accessibili alle Forze di Polizia Nazionali (un argomento che, se si vuole recuperare il divario con gli standard europei, varrà ben la pena di riprendere al più presto).
Domani 1° aprile è il compleanno della L.121/81. Si tratta della legge che da 29 anni rappresenta il passo fondamentale in direzione della modernizzazione del sistema delle Forze di Polizia in Italia, e che ancor oggi risulta essere una delle leggi meno applicate.
Lo scorso anno, facendo un breve bilancio nel ricordarne la ricorrenza, si è segnalato il bisogno di riaffermare la centralità del Ministero dell’Interno nella razionalizzazione delle politiche sulla sicurezza e delle strategie da adottare sul territorio, come già avviene in tutti i paesi europei.
Si è evidenziata anche l’urgenza di istituire – magari proprio a partire da questa provincia – una Sala Operativa comune per le Forze di Polizia Nazionali, che avrebbe potuto costituire una “cabina di regia” sempre in presa diretta con l’intera azione sviluppata sul territorio, oltre che una buona occasione – almeno per quei Sindaci che veramente volessero collaborare – per definire la costruzione di una rete, un sistema integrato di prevenzione con il concorso della Polizia Locale. Ma si è denunciata anche l’esistenza di gravi fenomeni di “sussidiarietà alla rovescia” in cui cioè il loro personale veniva distolto per essere impiegato in quei servizi di “prossimità” che ricadono proprio nell’area di azione delle Polizie Locali.
In un anno non si è registrato alcun segnale positivo, anzi si è constatata l’enorme crescita di quel fenomeno di “devolution strisciante”, per effetto del quale il Ministero dell’Interno ha preso a trasferire milioni di euro ai Comuni per finanziarne progetti di profilo locale. Un controsenso perchè le risorse del Ministero sono sempre più insufficienti, a tutti i livelli, con pesanti ricadute sul piano provinciale: si va dalla condizione di paralisi logistica che da anni caratterizza il Commissariato di Busto Arsizio, alla Questura di Varese che da novembre ha addirittura finito la carta.
Sono solo due dei tanti aspetti di degrado che ogni giorno ci separano sempre più dai paese moderni, e non è facile vivere realtà in cui fra crescenti carenze gli operatori della Polizia di Stato si sforzano di fornire comunque ai cittadini risposte rapide ed adeguate a garantire la sicurezza e contrastare la criminalità sul territorio. E mentre una legge del 1983 (Rognoni-La Torre) consente allo Stato di confiscare i patrimoni mafiosi, con la riforma delle intercettazioni telefoniche si sta preparando un altro colpo gravissimo sia per chi deve difendere la legalità, sia per chi deve assicurare la giustizia, dal momento che priverà le Forze di Polizia di uno strumento indispensabile per contrastare reati diffusi e predatori.
Ma c’è un altro fattore che ha segnato tutta la distanza che separa la propaganda dalla realtà: con la recente approvazione del DDL1167-B (che proprio oggi il Presidente della Repubblica ha rinviato alle Camere rifiutando di sottoscriverla), si è negato il riconoscimento della condizione di lavoro usurante agli operatori del Pronto Intervento e della PolStrada, quelli cioè che 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno pattugliano strade e territori e garantiscono l’intervento immediato per qualsiasi situazione di pericolo o emergenza. Almeno per questo personale e per quello delle sale operative, sarebbe stato un riconoscimento dovuto, considerando il loro grado di esposizione al rischio e lo stato di costante tensione operativa in cui lavorano ogni giorno. Si chiedeva il dovuto, nulla di più. E per l’ennesima volta ci è stato negato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Marzo 2010
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