Cent’anni di storia tra musica e vecchie glorie
Applausi ed emozione a Masnago, dove - tra stadio e palazzetto - si è celebrato il primo secolo di vita del Varese Calcio. Ovazione per Fascetti e Sannino ma anche per i grandi ex del football biancorosso. E Berlusconi - via telefono - ricorda Giuan Borghi
Sarà un caso, una coincidenza o quello che volete voi, sarà pure un accostamento azzardato, ma è per lo meno curioso che la partita disputata sul prato del Franco Ossola per festeggiare i cento anni del Varese sia terminata 5-0. Un punteggio che da queste parti evoca cose grandi, enormi, di un’epoca in cui una banda di scatenati guidata da Arcari in panchina e Anastasi in campo ribaltava la Juventus con un pokerissimo di reti.
Su Masnago scende una pioggerellina leggera, insufficiente a fermare la rete di Criscimanni che apre le danze o a spaventare gente come Marini e Rampulla, Milanese o Peo Maroso che non gioca ma è lì a bordo campo, a controllare che tutto fili liscio, nelle vesti di chi in biancorosso ha ricoperto qualsiasi incarico.
Il Varese gioca in viola, come è giusto che sia, a ricordare quali erano i colori scelti dai pionieri che cent’anni fa, il 22 marzo 1910, diedero vita alla primissima squadra cittadina. Il biancorosso, amatissimo, sarebbe arrivato più tardi a impreziosire le imprese delle squadre del Giuan Borghi, che al dominio europeo nel basket seppe affiancare un football da prima pagina. 5-0, dunque, ai malcapitati artisti tv, gentili e simpatici con la loro squadra di stelle a fare da contraltare ai mostri sacri del Varese.
MUSICA E PAROLE BIANCOROSSE – Due ore dopo la festa si è spostata al palasport, per ascoltare la musica del Distretto 51, per l’occasione sul palco con le maglie d’allenamento. Non c’è il ministro Maroni (che si evita qualche fischio), mentre Johnny Daverio si scusa con Sannino per aver mancato la partita con la Pro Patria. Prima del blues tocca però ad Antonio Rosati ed Enzo Montemurro, i massimi dirigenti di oggi, che si rivolgono ai tifosi: «Il Varese è vostro prima di tutto – dice il presidente – per me è un piacere avervi qui: mi fate sentire l’onore ma anche l’onere di traghettare questo blasone ai cent’anni di storia. La squadra è neopromossa e ci sta facendo fare belle figure: speriamo che arrivi un traguardo importante per una bella signora, stateci vicino perché la squadra è prima di tutto vostra».
«Non è facile stare vicino a squadre come la nostra, che gioca spesso su campi brutti e difficili – fa eco Montemurro – Parteggiare per le grandi è più semplice, per questo i nostri tifosi meritano ancora di più».
L’applausometro – dopo qualche fischio polemico verso la politica – s’impenna per le premiazioni: ovazione per un emozionato Fascetti ma anche tanta gente in piedi per il campione del mondo Marini e per il trio Limido-Pessotto-Rampulla, gente che ha vinto la Coppa dei Campioni. Poi tocca a Sannino trascinare sul palco la squadra che ieri ha demolito l’Alessandria e per un momento il presente (e il futuro) hanno il sopravento sul passato. La sorpresa è una telefonata del “presidente del Milan” Berlusconi: l’audio è un po’ disturbato, ma il riferimento a Giovanni Borghi trova consensi e applausi dopo qualche fischio ("politico" o interista non si sa…). La music riprende e il Distretto regala un coro d’annata, un “Forza Varese che vinci lo scudetto” che non si sentiva dai tempi di Anastasi.
PARTERRE (TROPPO) DE ROI – Ci sia però concessa una postilla. Nel parterre di Masnago hanno cenato in centocinquanta: accanto alle vecchie glorie e agli sponsor si sono accomodate frotte di politici e i cosiddetti “notabili”. Una cena finita lunga, con i tifosi popolari (e paganti) rimasti fuori dal palasport fino alle 21,30 per via dell’arrosto arrivato tardi. Forse, in casi come questi, varrebbe la pena lasciar da parte la cravatta e pensare di più a chi ragiona con il cuore biancorosso. Lo ha detto Rosati, il Varese è soprattutto di chi ogni domenica palpita allo stadio o davanti a radioline e internet, almeno fino a quando chi può non darà loro un impianto più bello e confortevole. A quel punto, risotto e champagne per tutti.
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