Con le camelie la bellezza si sposa con la ricerca

Importante manifestazione promossa dalla Provincia di Varese con la collaborazione del Comune di Somma Lombardo sabato 20 e domenica 21 marzo al Castello Visconti di San Vito

Un fiore nobile che viene da lontano: è la camelia, protagonista nel prossimo fine settimana del 20 e del 21 marzo a Somma Lombardo, per la prima “Mostra della Camelia” della Città organizzata dalla Provincia di Varese – Settore Politiche per l’Agricoltura, gestione Faunistica e Commercio con la realizzazione tecnica di Tiziano Genoni, cultore e ricercatore storico del genere camelia, con la collaborazione della Fondazione Castello Visconti di San Vito, il Comune di Somma Lombardo, l’Asl di Varese, l’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma e l’Associazione Il castellaccio di Capronno di Angera.
L’iniziativa, presentata questa mattina dall’Assessore provinciale all’Agricoltura e Gestione Faunistica Bruno Specchiarelli, dal ricercatore Tiziano Genoni, dal Sindaco di Somma Lombardo Guido Colombo, dal Presidente della Fondazione Visconti di San Vito Gaetano Galeone e dal direttore generale dell’Asl di Varese Pierluigi Zeli.
La mostra, allestita grazie anche alla collaborazione di floricolture del Varesotto e del Verbano, sarà allestita nella sala Olimpo e nel Cortile degli Armigeri del Castello Visconti di San Vito di Somma Lombardo e ha anche un’importante valenza sociale: il ricavato della vendita delle piante in vaso di camelia sarà devoluto all’Associazione Italiana per la lotta al Neuroblastoma per la ricerca scientifica sul neuroblastoma, tumore maligno che colpisce i bambini.
La mostra – la cui inaugurazione ufficiale è in programma alle 12.00 di domenica 21 marzo – sarà comunque visitabile, a ingresso libero, sabato 20 dalle 14.30 alle 18.00 e domenica 21 dalle 9.00 alle 18.00, e sarà accompagnata da convegni e interventi alla scoperta di questo meraviglioso fiore, ma anche di tipo sanitario.
Sabato 20 alle 15.00 al Castello è infatti in programma il convegno “Storie di fiori e di giardini” con gli interventi di Michela M.Grisoni, architetto, phD in conservazione dei beni architettonici Politecnico di Milano, sul tema “Il giardino di Casa: la stagione di carlo Ermes Visconti (1834-1911)” e di Martina Pisani, architetto paesaggista, su “Giardini storici: ispirazioni attuali/intuizioni future”.
Domenica 21 marzo, prima dell’inaugurazione ufficiale della mostra alle 12.00 e dopo il saluto delle autorità in programma alle 11.00, sono in programma interventi di Tiziano Genoni alle 11.20 sul tema “Storia, coltivazione, moltiplicazione e aspetti nascosti del genere Camelia”, e, alle 11.40, dell’oncologo pediatra Bruno De Bernardi dell’Istituto Gaslini di Genova su “Neuroblastoma: una sfida dell’oncologia pediatrica”.
Inoltre anche parte degli introiti delle visite guidate al Castello nei giorni della mostra saranno devoluti all’Associazione Italiana per la Lotta al Neublastoma.
Le prime documentazioni che illustrano la pianta di camelia sono datate intorno ai primi anni del 1700, anche se oggi non abbiamo alcuna testimonianza scritta, sembra che la camelia esistesse già in natura 2000 anni prima della sua scoperta.
Il paese originario di questa pianta è il Sud-est asiatico, più precisamente le regioni della Cina meridionale, il Giappone, la Corea e la parte Nord delle Filippine.
La camelia venne subito scoperta dagli abitanti locali per i molteplici usi e le proprietà che poteva offrire: il legname, ottimo per riscaldarsi; i semi della specie oleifera, ancora oggi utilizzati per la produzione di olio alimentare. La proprietà che la rese ben presto conosciuta in tutto il mondo fu il the, non tutti sanno che questa bevanda deriva da una specie, più precisamente dalla camelia sinensis. La raccolta di foglie e dei germogli della nuova vegetazione, opportunamente essiccate danno origine alla produzione di questa bevanda. Questi usi resero subito la pianta importante per l’economia locale.
Nella seconda metà del 1600 la Cina creò un vero e proprio monopolio per la produzione di the e le crescenti esportazioni favorirono l’economia locale.
Nell’occidente la consumazione del the divenne sempre maggiore fino a spingere le varie compagnie navali, in particolare quelle inglesi e portoghesi, a scoprire quale pianta potesse offrire tale ricchezza, di conseguenza, esportarla e coltivarla in occidente, tanta insistenza da parte degli inglesi, e la paura da parte dei cinesi di perdere il monopolio del the, portò questi ultimi ad effettuare un inganno nei confronti degli inglesi, fornendo loro piante di camelia japonica anziché della specie sinensis. Fu così che la camelia arrivò in Europa nel 1739 per opera di un capitano inglese dell’Est India company.
La scoperta della camelia fu però documentata anni prima dal medico farmacista
tedesco di nome Kampfer, che durante i suoi studi botanici (a manila nelle filippine)
la descrisse e raffigurò in tutti i suoi aspetti con il nome datogli dagli abitanti del luogo, tsubaki (ovvero rosa del Giappone), nel 1760 pubblicò un testo in latino intitolato “flora esotica” nel quale veniva raffigurata la prima camelia a fiore semplice di colore rosso.
Il merito della nomenclatura va comunque riconosciuto a Linneo, che nel 1737 riordinò un sistema botanico fino ad allora incompleto e disordinato, con il testo intitolato “genera plantarum”, fu proprio quest’ultimo a darle il nome “camelia”
in memoria di un padre gesuita di nome Joseph Kamel appassionato di botanica. In realtà pare che Kamel non conobbe mai il fiore, cui avrebbe dato il proprio nome in latino.
La prima camelia arrivò in Italia dall’Inghilterra nel 1760 , messa a dimora nel parco della reggia di Caserta. sembra essere la pianta più vecchia ancor oggi esistente in Europa.
L’interesse in Italia per questo fiore cominciò a divulgarsi quasi ovunque, i giardinieri italiani cominciarono ad ottenere nuove varietà da semine ed innesti.
La camelia entrò di prepotenza nei giardini delle famiglie aristocratiche, chi possedeva lussuose ville non poteva non avere nel proprio parco le varietà allora di moda. Tra il 1830 e il 1890 la camelia conobbe il suo più grande splendore: distinti medici, scienziati e politici furono attratti dalla bellezza di questo fiore.
Il genere camelia fa parte della famiglia delle Theacee, ricordiamo che in natura esistono circa 120 specie; tra le più note ricordiamo la Japonica (da cui derivano la higo e la rusticana), la Reticulata proveniente dalla Cina, la Sasanqua introdotta in Europa nel 1810.
La japonica è sicuramente la più nota, anche perché si adatta bene ai nostri giardini, per il nostro clima temperato e i nostri terreni tendenzialmente acidi. Oggi vengono riconosciute a livello internazionale circa 3500 varietà, tutte nomenclate, altre 12000 ancora da riconoscere. I colori variano dal bianco, a diverse tonalità di rosa, di rosso, fino al violetto, da non dimenticare la camelia gialla (specie Crysantha) di difficile coltivazione per ragioni climatiche, solo in alcuni posti riparati sul lago Maggiore riesce a svernare senza problemi.

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Pubblicato il 17 Marzo 2010
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