Il ministro Maroni in cattedra al liceo: “La legalità dipende da voi”

Gli studenti dello scientifico Galileo Ferraris hanno ospitato nell'assemblea di istituto il Ministro dell'Interno arrivato con il capo della Polizia e il generale dei carabinieri per parlare di mafia

Il tavolo con le autorità e i rappresentanti degli studenti del FerrarisGrande dispiego di forze, traffico ordinario bloccato nella zona di Masnago. Ai tanti automobilisti tra il curioso e l’arrabbiato, che sono transitati questa mattina alle 10.30, non è stato ben chiaro il motivo di tanto movimento. All’ex cinema Vela, era in corso l’assemblea degli studenti del liceo scientifico Ferraris. Un’assemblea decisamente particolare, pensata e organizzata dal Comitato studentesco, che puntava a sviscerare un tema delicato: legalità e lotta alla mafia.
Così, dopo la visione del film "Alla luce del sole" sulla vita di padre Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993,  e di due filmati sulle imprese di polizia e carabinieri nella lotta alla mafia, sul palco sono stati chiamati il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il prefetto Antonio Manganelli, capo della Polizia e il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, generale Leonardo Gallitelli.
In platea il prefetto di Varese Simonetta Vaccari, il questore Marcello Cardona,  il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Varese, generale Antonino Maggiore.

Uno staff d’eccezione per un tema delicato "perchè scegliere la legalità": «Perché è l’unica che assicura un futuro – dice il generale Gallitelli  – chi vive fuori dalla legalità vive un’esistenza da fuggiasco, senza domani. Mi appello a voi, dunque, perchè voi siete il futuro e dovete affrontarlo con il coraggio e la determinatezza di chi vuole costruire».

La sala dell'ex cinema Vela durante l'assembleaI dati sull’economia mafiosa sono snocciolati dal ministro:  «Si deve capire il fenomeno mafioso per capire esattamente il rischio che corre il paese. In questi anni sono stati presi ben 22 dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia e d’Europa. Negli ultimi due anni, sono stati arrestati almeno 8 mafiosi al giorno. Sono stati sequestrati quotidianamente 100 chili di droga e confiscati beni per un valore di 7 miliardi e mezzo di euro. Eppure, il sistema mafioso continua ad essere l’industria più florida, con un fatturato annuo di 140 miliardi di euro. Per sconfiggere il sistema mafia occorre una cultura della legalità che parta da voi: chi consuma droga, per esempio, alimenta il traffico di stupefacenti che è una delle principali attrività della mafia. Tutti noi siamo coinvolti in questa lotta e tutti possiamo contribuire accettando e divulgando la cultura della legalità che passa anche dall’andare in giro in moto con il casco o entro i limiti di velocità consentiti. A voi non viene chiesto di dire no alla mafia, ma di dire sì alla legalità».

Gli studenti raccolgono l’invito, vogliono sapere e conoscere per capire il proprio ruolo:  ma la mafia dov’è? Solo al sud? E da noi?
«La mafia è dove ci sono i soldi – spiega il Prefetto Manganelli -. Al sud è nata ma da lì si è sviluppata seguendo le vie dei soldi. La mafia è dove ci sono gli appalti pubblici. Ecco perché in vista di Expo 2015 dovremo vigilare con grande attenzione, dall’appalto iniziale sino al lavoro ultimato, in tutti i rivoli dove, spesso, si annidano queste infiltrazioni»

Ma come si può vincere la paura di chi deve denunciare?
«La paura c’è. C’è nei ragazzi di polizia e carabinieri che ogni giorno combattono contro la cupola o le famiglie calabresi, e c’è nei collaboratori – ammonisce Maroni –  C’è anche nel cittadino qualunque che, però, deve trovare il coraggio di dire basta. Il merito va a quanti decidono di non accettare più di chinare la testa, di essere succube, di essere omertoso. La cultura deve farci cambiare atteggiamento. Dobbiamo credere in un futuro sano dove il marcio viene estirpato per lasciare spazio alla legalità»

Ma cosa fa lo Stato per il cittadino in queste zone dove la mafia assicura protezione e un lavoro?
«La mafia non ha soggiogato tutto il sud – racconta ancora il ministro – ci sono zone della Sicilia, della Campania, della Puglia dove prevale la legalità. La Calabria è una regione dove è più difficile combattere contro la ‘ndrangheta perchè il sistema famigliare non crea collaboratori. La strada da seguire è quella della lotta alla criminalità ma, nel contempo, si deve avere il coraggio di fare investimenti economici per modificare il sistema».

E le collusioni mafia-politica?
«C’era un tempo in cui la mafia preferiva minacciare e uccidere gli amministratori che non si piegavano – spiega Roberto Maroni – poi si è passati alla via della collusione, facendo direttamente eleggere personaggi amici e compiacenti. Poi, quando io stesso ho cominciato a sciogliere i comuni in odore di mafia, loro hanno modificato la strategia facendo assumere i tecnici e i dirigenti delle amministrazioni. Noi abbiamo risposto con un intervento normativo che ci permette di sciogliere gli enti locali e di sollevare anche i dipendenti compiacenti. Ora, la mafia entra direttamente nel sistema degli appalti: appoggiandosi a società pulite, conquistando gare per opere pubbliche con ribassi anche insostenibili. Il loro interesse è quello di avere coperture e di riciclare il denaro sporco. Ecco perchè abbiamo occhi speciali puntati sulle gradi opere del paese: dall’Abruzzo, all’Expo al Ponte sullo stretto».

Ma perché a livello politico si discutere di togliere le intercettazioni quando sono così importanti? ( nel filmato dell’arresto di Provenzano si mostra come le intercettazioni siano state fondamentali)
« Io non sono contrario alle intercettazioni – spiega il ministro parlando anche come esponente politico – sono uno strumento essenziale. Ma non possono venir utilizzate per "sputtanare" avversari politici o no. L’uso distorto delle conversazioni private è dannoso. Sono sicuro che dal dibattito uscirà una soluzione che garantisca l’uso legittimo delle intercettazioni».

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Pubblicato il 18 Marzo 2010
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