L’Europa, l’Italia e la patata della discordia
Oggi l'UE ha approvato, dopo anni di chiusura, la produzione di una patata OGM. Le opinioni delle associazioni di categoria locali
L’Unione Europea ha dato il via libera alla coltivazione dell’Amflora, una patata geneticamente modificata, da anni al centro di molte controversie. Si tratta della prima apertura agli OGM dopo la moratoria in vigore dal 1998: ora anche in Europa si potranno produrre l’Amflora e alcuni tipi di mais modificato.
L’Amflora, prodotta dal gruppo tedesco Basf, è una "superpatata" ricca di amido: anche se la Basf assicura di volerla coltivare per la produzione di carta, calcestruzzo e adesivi, in realtà l’autorizzazione è valida anche per la creazione di mangimi per animali. Il problema è che secondo alcune ricerche pubblicate dall’Emea e dall’Oms l’Amflora conterrebbe un gene "marker", in grado di aumentare la resistenza ad alcuni tipi di antibiotici usati in medicina.
Gli OGM sono vegetali modificati in laboratorio e attualmente, in Italia, ne è vietata la produzione. Questa apertura europea, quindi, entra in piena polemica con la posizione del nostro paese, tanto che il ministro Zaia ha già annunciato che «L’Italia proseguirà nella politica di difesa e salvaguardia dell’agricoltura tradizionale e della salute dei cittadini».
Anche a livello locale la patata OGM sta spaccando i responsabili del settore. Tra i pienamente favorevoli c’è Pasquale Gervasini di Confagricoltura: «La posizione di Confagricoltura a Varese è in linea con quella nazionale ed è chiara: crediamo che la posizione italiana sugli OGM sia bieca e oscurantista, plagiata da troppo preconcetti e da una visione ecologica superficiale». I prodotti geneticamente modificati, prosegue il presidente di Confagricultura,«Consentono di non utilizzare pesticidi e possono aumentare la produzione, dando un aiuto concreto al problema della fame nel mondo. Il tutto senza alcun rischio, perché non esistono prove scientifiche di qualche rischio concreto: l’incapacità di accettare l’innovazione mi ricorda molto la chiusura al sistema galileiano da parte dei copernicani». Gervasini conclude ironicamente: «Quando leggo sui barattoli "prodotto senza OGM" mi viene quasi voglia di prendere un prodotto con OGM, lo considererei più innovativo».
Di tutt’altra opinione il presidente di Coldiretti Fernando Fiori: «Forse l’Europa si sta aprendo agli OGM, noi no», chiarisce, «Chi parla della possibilità di eliminare la fame del mondo con gli OGM fa solo utopia e rischia la salute dei consumatori. Se l’Unione Europea cambierà le regole noi saremo pronti a fare la nostra battaglia».
Intermedia e pacata è la posizione di Bruno Specchiarelli, assessore provinciale all’agricoltura: «Ritengo che siano necessarie nuove conferme di sicurezza da parte della ricerca, sarebbe prematuro portare questi prodotti sul nostro territorio». Piuttosto, Specchiarelli, sarebbe favorevole alla sperimentazione in aree isolate e circoscritte per evitare la contaminazione ma, chiarisce subito: «Non qui in provincia di Varese, dove abbiamo già poco territorio agricolo». Nel frattempo, conclude, ci si può accontentare: «Gli asparagi di Cantello si possono coltivare solo in certi periodi dell’anno, ed è giusto così. Se un giorno gli OGM sapranno garantirci prodotti della stessa qualità, e sicuri, tanto meglio: non vogliamo essere gli ultimi a salire sul carro ma, in questo caso, nemmeno i primi».
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