La Cgil richiama all’unità. Risponde anche il sindacato svizzero
L'appello di Franco Stasi viene accolto positivamente da Cisl e Uil. Lepori dell'Unia, organizzazione ticinese, attacca il governo Berlusconi e anche il proprio. Agostinelli lancia la sfida del futuro: l'integrazione inizia dal sindacato
Franco Stasi, segretario provinciale della Cgil, lo ha ripetuto più volte: Cgil, Cisl e Uil devono ritrovare un percorso unitario perché «la divisione non serve a nessuno». Questa è la sfida e la svolta del dopocrisi per il sindacato, anche se Varese da sempre rappresenta un modello positivo nella concertazione sul territorio, spesso in controtendenza con le segreterie nazionali. Alle Ville Ponti erano presenti Carmela Tascone e Sergio Moia della Cisl, Daniele Ballabio della Uil, al posto del segretario Antonio Albrizzi, impegnato al congresso nazionale, che ha comunque mandato un saluto scritto alla segreteria della Cgil.
Carmela Tascone ha accettato l’invito di Stasi, specificando però che sarebbe sbagliato ridurre tutto al sindacato del “Sì” o del “No”. «La vera sfida che ci attende dopo la crisi – ha detto la segretaria provinciale della Cisl – è la contrattazione di secondo livello. Fino ad oggi la nostra libertà non ci ha impedito di perseguire obiettivi comuni e ottenere ottimi risultati. Iniziamo con l’organizzazione a Varese del Primo Maggio lombardo».
Ballabio ha ricordato l’importanza, in un momento di profonda crisi economica, della difesa comune dei posti di lavoro. « Tenuta occupazionale – ha detto il sindacalista della Uil – significa coesione sociale».
Alle Ville Ponti era presente anche Roberto Lepori, segretario generale dell’Unia, sindacato svizzero. «In questi venti anni – ha detto il sindacalista ticinese – ho sempre pensato che i lavoratori frontalieri fossero persone degne. Poi ho scoperto grazie allo scudo fiscale di Tremonti che sono degli evasori fiscali e questo è un aspetto che mi turba. Lo scudo fiscale del governo Berlusconi è diventata un’arma per aggredire chi lavora. In Svizzera ci aspetta un delicato voto sul secondo pilastro, perché i governi ristrutturano con la stessa logica delle aziende».
Applauditissimo l’intervento di Mario Agostinelli (foto sopra) che ha precisato di essere presente alle Ville Ponti in veste istituzionale, cioè come consigliere regionale di Sinistra per l’ecologia e libertà, anche se, come ex segretario regionale della Cgil, giocava in casa. Agostinelli non ha dimenticato "il vecchio mestiere" di sindacalista e ha sfoderato un intervento carico di passione e speranza. «Ieri a Milano (con riferimento alla manifestazione del Primo Marzo ndr) – ha detto il consigliere regionale – gli immigrati hanno sfilato in una città ostile che, però, ha aperto le finestre. Siamo andati da Anna la sorella di Abba, il ragazzo ucciso a sprangate due anni fa in mezzo alla strada. Ci ha detto: “mio figlio è italiano”. E se lei puo’ dirlo è perché ci siamo noi e c’è la Cgil. Ricordate quando le camere del lavoro formavano il loro quadri con i lavoratori che venivano dal sud Italia? Dobbiamo fare lo stesso con gli immigrati».
Rivolgendosi poi alla Cisl e alla Uil, ha aggiunto: «Ci vuole unità, ma se loro sbagliano devono fare un passo indietro, come a suo tempo fece la Cgil. Non si puo’ firmare un documento che nega la democrazia nei posti di lavoro. I lavoratori devono potersi esprimere direttamente sulle questioni che li riguardano».
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